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Staff tecnico Conte: “Scudetto, grande emozione. Fondamentali sacrificio e voglia di vincere”

7 Maggio 2021
Staff tecnico Conte: “Scudetto, grande emozione. Fondamentali sacrificio e voglia di vincere”

Antonio Conte ha concesso al suo staff tecnico di parlare in conferenza stampa alla vigilia di Inter – Sampdoria.

Ecco le loro parole:

Cosa significa questo successo?
Stellini: “E’ stata una grandissima emozione visti i sacrifici. Purtroppo l’abbiamo vissuta stando lontani e non vicini perché non eravamo insieme quando abbiamo vinto lo scudetto ma nel momento in cui c’è stato il fischio finale di Sassuolo-Atalanta c’è stata una grande emozione.

Pintus: “Una grande gioia perché è associata alla nascita dei miei due gemellini e sicuramente al lavoro dei giocatori che si sono messi a disposizione al 100%”.

Vanoli: “Un motivo d’orgoglio, abitando a 16 km da Appiano. Chi abita qui ha un’anima interista, ci tengo a ringraziare i giocatori e il mister”.

Gianluca Conte: “E’ sempre come se fosse la prima volta. Da parte mia posso dire che dietro la vittoria ci sia una grande cultura del lavoro che il mister ci ha inculcato. Una vittoria da dedicare ai tifosi, alla società, ai giocatori che si sono sacrificati per raggiungere l’obiettivo”.

Bruno: “Descrivere l’emozione per una vittoria del campionato non è facile. Una grande emozione per me perché sono interista fin da bambino. Ho fatto un percorso lungo per arrivare a questo traguardo. Quando capisci cosa c’è dietro una vittoria ti rendi conto che è qualcosa di emozionante. Il merito è di tutti quelli che lavorano all’interno della società. Vincere è tanto sacrificio e stando dentro sai quanto ne serve per raggiungere l’obiettivo”.

Coratti: “Faccio fatica ad esprimermi, voglio solo ringraziare tutti, i giocatori e il mister, per avermi fatto provare questa emozione”.

Bonaiuti: “Un’emozione grande, dopo anni all’Inter in cui si è sofferto siamo riusciti a raggiungere un obiettivo incredibile. Grazie al mister che ci ha permesso di raggiungere questo obiettivo. Chi gioca a calcio sogna da sempre di vincere uno scudetto. Una felicità immensa. Tanto sacrificio e lavoro in campo, condividerlo coi tifosi è stupendo”.

Castelli: “Una gioia immensa perché ho avuto l’occasione di essere qui all’Inter nel settore giovanile. Ringrazio tutti per avermi fatto vivere tutto questo”.

Qual è stato il lavoro fatto per passare dalla scorsa stagione a questa?
“Il successo è nato già nella prima stagione. Abbiamo messo in pratica il ritmo imposto dal mister già nella scorsa stagione. Abbiamo provato a sfruttare il lockdown per lavorare a casa. Ogni due giorni ci radunavamo via zoom con la squadra per mantenere la condizione, nonostante fossimo tutti in salotto. Una volta tornati abbiamo cercato di sfruttare qualsiasi momento per lavori individuali con i giocatori. Li abbiamo ringraziati perché allenarsi alle 23 dopo una partita non è facile ma i ragazzi si sono messi a disposizione e hanno creduto nel lavoro. E poi tanto lavoro di prevenzione con l’aiuto dello staff medico e il lavoro di Stefano Bruno per il recupero pre-partita e post-partita”.

Coratti: “Non è stato un momento particolare che ci ha portato ad ottenere risultati che riteniamo molto buoni. Alla fine siamo riusciti ad ottenere quello che volevamo”.

A Gianluca Conte: Ci racconti del siparietto a Firenze? E’ stata una vittoria ancora più difficile quest’anno?
“Ci sono abituato dopo tredici anni. Era un momento concitato. Lui è un passionale. Sappiamo che se potesse andrebbe in campo coi ragazzi. Sfido chiunque a stare con lui in quei momenti ma è fatto così. Ha una passione che lo travolge. La vittoria è stata sofferta, considerando anche il Covid, ma sicuramente importante come tutte le vittorie di questi tredici anni in cui ho avuto l’opportunità di lavorare con lui. Ogni vittoria ha emozioni diverse ma tutto è frutto di un grande lavoro. Antonio cerca l’eccellenza e cerchiamo sempre di dargliela. Non solo lo staff ma tutta la società”.

A Paolo Vanoli: il trio difensivo vale i grandi reparti della storia del calcio?
“Tra Christian, Gianluca e me c’è sempre un confronto. In ogni staff c’è un lavoro che ci dividiamo ma c’è sempre un confronto. Il mio compito è seguire di più la fase difensiva ma il merito parte dall’allenatore. Quel che devo fare io è far crescere il singolo. A volte si parla di facilità nel giocare a tre e invece non è facile. I tre che hanno giocato con continuità è una scelta che fa il mister. Il nostro compito è allenare tutti alla stessa maniera. La soddisfazione maggiore è quando entra chi gioca meno e porta sempre avanti un concetto. Poi le scelte le fa l’allenatore. Paragonare i giocatori ad altri non è mai bello. A noi interessa far crescere questi ragazzi che erano alla prima esperienza a tre come Bastoni o Skriniar, che ha avuto iniziali difficoltà. Questo dobbiamo fare”.

Che cosa significa aver accompagnato Handanovic in questo percorso?
“E’ stato un percorso lungo perché i risultati non c’erano. Se poi parliamo di quelli personali ci sono stati, ma vincere è diverso. E’ il coronamento di tutto quello che si è fatto in questi anni e ti permette di guardarti indietro e dire che il lavoro espresso in campo ti ha portato al grande obiettivo”.

A Stefano Bruno: come è cambiato Conte da Bari? Quanto è importante il recupero e la prevenzione in una squadra?
“Io ho iniziato con il mister di pari passo la mia carriera. Era il 2007, io ero a Livorno e lui ad Arezzo. Anche per lui erano le prime esperienze, voleva arrivare. Aveva bisogno di stare sul campo per capire certe situazioni e come raggiungere gli obiettivi. Oggi non è il Conte di tredici anni fa sotto alcuni aspetti ma la sua ossatura la mantiene uguale. La caratteristica del lavoro l’ha sempre mantenuta. Certamente ora è cambiato per l’esperienza. Si dà qualche pizzico in più alla pancia rispetto a prima, l’esperienza lo ha portato a capire alcune cose. L’aspetto preventivo è importante ma all’interno della prevenzione ci sono tante cose, il lavoro al campo, quello a casa, come si alimenta. Tanti piccoli tasselli messi assieme che portano a ottenere il risultato che ha durante la stagione”.

A Paolo Castelli: doveva iniziare nelle giovanili, come ha vissuto l’impatto in prima squadra?
“Mi sono ritrovato qui per un caso fortuito. Allenare le giovanili o la prima squadra sono due cose diverse. L’aiuto di Adriano mi ha facilitato il lavoro. E’ stata una grandissima esperienza avere a che fare con Bonaiuti e con questi portieri. Vedere come ricercano la perfezione, il particolare che va allenato. Ho avuto la fortuna di poterlo vivere qui”.

A Christian Stellini: qual è stato il momento più bello, quando avete capito che si poteva arrivare all’obiettivo? Da tifoso dell’Inter hai dato ripetizioni di interismo anche al mister?
“Il mister sapeva che io sono interista da quando sono nato. Questa emozione di approdare all’Inter gliel’ho mostrata subito. Sono nato in queste zone, sprizzavo gioia da tutti i pori. Si è accorto subito di cosa vuol dire per me lavorare all’Inter. Più che altro ho cercato di far capire all’interista cosa volesse dire avere Conte come allenatore. Un lavoro che è venuto naturale perché la società aveva bisogno di un allenatore con una mentalità vincente. Quello è stato il lavoro più importante. Poi le cose sono andate in modo fluido. Non c’è stato un momento in cui abbiamo capito che potesse esserci una gioia reale. Tu sai che l’obiettivo è là, che puoi raggiungerlo e fai tutto in funzione di quello. Conte è bravissimo in questo e trascina tutti quelli che sono attorno a se per vedere l’obiettivo sempre più vicino”.

Ad Antonio Pintus: lui che ha allenato grandi campioni, cos’ha di straordinario Lukaku?
“Romelu ha come caratteristica peculiare la fisicità. Pesa più di cento chili di muscoli, ha una potenza veramente impressionante. E’ assimilabile a un giocatore di football americano. Quando parte è difficile fermarlo. E’ migliorato molto anche nella resistenza allo sforzo, adesso sta diventando un atleta completo. Anche tutti gli altri ragazzi della squadra sono migliorati molto sotto l’aspetto della resistenza allo sforzo”.

A Gianluca Conte: si sente più tranquillo vedendo Antonio in panchina o quando lo vede in tribuna?
“Come detto precedentemente è meglio che sta in panchina (ride, ndr). Per la passione che ha è meglio che stia lì, si fa sentire meglio”.

Come avete supportato Christian Eriksen durante la sua stagione?
“Il percorso fatto è il percorso che hanno fatto tantissimi atleti di talento che arrivano da campionati differenti da quello italiano e che hanno bisogno di capire le esigenze del tecnico ma devono affrontare un campionato diverso. Non abbiamo mai avuto dubbi, lo abbiamo sempre supportato, il mister con le sue direttive e noi con i nostri consigli. Ora è entrato in un meccanismo e deve rimanerci”.

Christian Stellini: cosa cambia quando si passa a bordo campo come primo allenatore?
“Le mie pressioni nel gestire la partita da bordo campo sono aumentate notevolmente. Mi dovevo approcciare e far capire ai giocatori cosa il mister cercava all’interno della gara. Il mister è molto presente durante le partite, la sua assenza poteva essere un handicap e dovevo far sì che non ci fosse. In realtà per me la presenza del mister è sempre stata forte anche durante quelle gare attraverso Gianluca e il resto dello staff. Io dovevo trasferirla alla squadra. Ma la presenza del mister c’è stata anche allora. In più la difficoltà dell’intervento durante l’intervallo e anche in questo caso il supporto di tutto lo staff, sempre determinante. Noi lavoriamo in gruppo e io ho rappresentato solo il lavoro che facciamo”.

A Gianluca Conte: qual è l’importanza delle analisi del match?
“Un tassello molto importante. Lo facciamo con tutto lo staff, io in primis ma anche i ragazzi che voglio ringraziare per la disponibilità che ci danno per analizzare le giuste immagini che possano darci dei benefici per avere un comportamento tale da poter studiare l’avversario. Noi studiamo punti deboli e di forza dell’avversario. Cerchiamo di dare indicazioni al mister che può avallare o bocciare ma c’è unità d’intenti da parte nostra e si cerca di trovare sempre la giusta soluzione. Ora con Antonio c’è un feeling consolidato anche sotto il profilo tattico. In un certo senso la preparazione della gara con Paolo e Christian viene passata al mister che dà il suo assenso con le sue idee”.

Ad Antonio Pintus: come è cambiata la preparazione fisica negli anni?
“Il ruolo si è evoluto negli anni ma restano basilari la resistenza e la forza. Non è giusto dire che quel che si faceva 20-30 anni fa non si debba più fare. Alcune cose sono molto attuali. E’ cambiata l’altissima specializzazione. Ormai anche noi siamo divisi nei compiti. Costantino Coratti si occupa della forza, Stefano Bruno del recupero e avendo più energie disponibili è molto più facile curare la preparazione fisica”.

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