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Farris, vice Inzaghi: “All’Inter sono a casa. Saremo protagonisti in Italia e Europa”

3 Agosto 2021
Farris, vice Inzaghi: “All’Inter sono a casa. Saremo protagonisti in Italia e Europa”

Sono arrivate le parole di Massimiliano Farris, vale a dire il vice allenatore nerazzurro e secondo di Simone Inzaghi. Il quale vede un’Inter protagonista in Italia, per la conferma, ma anche in Europa, per migliorare.

Dopo tanti anni, Farris ritorna all’Inter, dove era stato un promettente calciatore delle giovanili. Tanta gavetta da calciatore, ha vestito tra le altre cose la casacca del Torino. Da allenatore è diventato collaboratore di Simone Inzaghi e poi suo vice, portandolo dalla Lazio alla Beneamata con tante ambizioni.

Intervistato sul canale sociale dell’Inter, il diretto interessato ha parlato dell’importanza degli esterni del 3-5-2, modulo utilizzato da Conte ed anche da Simone Inzaghi, della concentrazione necessaria dei difensori e dei vari aspetti da curare. Sul campionato, Farris ha espresso la difficoltà nel confermarsi ma al contempo la voglia di primeggiare, oltre ai miglioramenti in Europa rispetto al recente passato.

Le parole di Farris: Inzaghi, l’Inter, il passato e il futuro…

Come sta andando la preparazione?

“Molto bene! Per noi era importante il primo approccio con la squadra, si è letto un po’ da tutte le parti quello che è stato l’approccio di mister Inzaghi già prima del raduno quindi i giocatori penso abbiano apprezzato la volontà di allenatore e staff di conoscere il gruppo. Abbiamo avuto giorni di lavoro intensi che sono serviti sia per conoscere soprattutto le qualità umane dei ragazzi. Quelle atletiche e calcistiche erano ben note perché siamo venuti nel gruppo dei Campioni d’Italia, quindi sta a noi calarci in questa nuova realtà”.

Farris, con Simone Inzaghi c’è un rapporto che vi lega da anni, iniziato alla Lazio e che ora prosegue all’Inter.

“Sicuramente devo molto a Simone come alla Lazio. Sono stati anni intensi, abbiamo ottenuto grandi risultati, probabilmente anche inaspettati che però ci hanno portato qui. C’è un bellissimo ricordo della Lazio, delle vittorie ottenute, però per me qui ha un sapore particolare perché gioco in casa”.

Sotto quali aspetti vi confrontate maggiormente?

“Sotto tutti gli aspetti, dalla preparazione della partita, alla condizione mentale e psicofisica dei giocatori, l’aspetto tecnico-tattico. Ormai ci conosciamo da tanti anni con tutto lo staff. Le partite vengono preparate insieme e il lavoro settimanale, come è stato per questa preparazione, viene organizzato dal gruppo”.  

Quali sono i ricordi da calciatore?

“Il primo ricordo è che da ragazzino fui scartato dall’Inter. A parte gli scherzi, è stata una carriera che è cominciata qui a Milano nelle giovanili del vecchio Bariviera. Ho avuto la fortuna di giocare in Serie A con il Torino poi tanta Serie B e C . La strada di allenatore mi ha portato qui, al momento è sicuramente il punto più alto della carriera”.

Nel 3-5-2 gli esterni hanno un ruolo fondamentale, quanto è cambiato questo ruolo negli ultimi anni?

“Sì hanno un ruolo fondamentale. Sicuramente c’è stata un’evoluzione atletica perché inizialmente c’erano due tipi di interpretazione, o una difensiva o una prettamente offensiva,. Invece negli ultimi anni si è andati più alla ricerca di una copertura totale della fascia”.

Quali sono gli aspetti su cui insiste per quello che riguarda il reparto difensivo e la squadra?

“Il difensore deve avere una grandissima qualità, deve stare concentrato 96 minuti, quanto durano mediamente oggi le partite, lo dico sempre ai ragazzi. Un attaccante può non farlo e poi segnare il gol decisivo della partita. Il difensore invece può stare attento 89 minuti e poi può capitare di farsi fregare al 90’. Quindi dico la concentrazione che viene pretesa e data in allenamento, l’attenzione sulla preparazione tattica, insistiamo soprattutto su questo: concentrazione e determinazione”.

Dopo qualche anno è tornato a Milano? Come è cambiata?

“Sono tornato a casa dopo 34 anni, la città è cambiata tanto, in meglio, sono molto felice perché avevo cominciato un percorso qui da bambino che poi si è interrotto e oggi mi ritrovo con la maglia per la quale ho fatto il tifo. Mio padre mi ha portato alla mia prima partita a San Siro a vedere l’Inter quindi a distanza di anni trovarmi con lo staff su questa panchina è un motivo di grande orgoglio”.

Cosa si aspetta da questa stagione?

“Di proseguire il lavoro che abbiamo trovato, quindi se possibile continuare ad essere leader nel campionato italiano, non sarà facile perché ripetersi in Italia è difficile visto che l’Inter è riuscita dopo tanti anni a interrompere l’egemonia che c’era a Torino e possibilmente fare quel passo in più in Europa”.

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