Conte e l’espulsione: nei momenti critici sempre il primo a sbroccare

Errori a ripetizione, l’espulsione di Conte, un solo punto guadagnato e tanti rimpianti. Una breve descrizione del sabato sera interista. Serata dove ancora una volta, nel momento decisivo, gli uomini di Conte non hanno avuto la capacità di raggiungere l’obbiettivo prestabilito. Per farlo però, sarebbe servita una buona dose di freddezza. Ma come possono averla i giocatori, se il primo a sbroccare è l’allenatore?

Non è certo la prima volta, che in partite dove la vittoria è pressochè obbligatoria, i neroazzurri si impauriscono e non centrano l’obbiettivo. Anche analizzando i novanta minuti di ieri, si vede una squadra spesso presa dall’ansia del gol. Incapace di gestire bene le occasioni, che comunque ci sono state, perchè imprecisa nella scelta o esecuzione dell’ultimo passaggio. Un film già visto nelle notti europee contro lo Shakhtar. E si sa quei risultati cosa hanno comportato.

“Ci vuole calma e sangue freddo”, direbbe Luca Dirisio. Ma come possono averne i giocatori in campo, se chi dovrebbe dare l’esempio è il primo a perdere le staffe? Andando con la memoria, indietro di alcuni mesi. Ripensando alla finale di Europa League contro il Siviglia. Salta alla mente un ricordo simile. Un allenatore nervoso e sbuffante fin dai primi minuti, e una squadra ugualmente inquieta in campo. Incapace di saper gestire un fondamentale vantaggio iniziale.

L’aggressività è di certo una delle caratteristiche più spiccate, nel carattere del tecnico salentino. E finora incanalarla nel proprio lavoro, non ha certo dato pochi risultati. In determinati momenti però, forse sarebbe più adeguato saper mantenere la calma.

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