Inter, la coppia Lautaro-Correa può essere l’arma scudetto decisiva?

Non si è ancora esaurita l’euforia intorno all’Inter post trionfo nel derby di Milano. In copertina sono finiti Lautaro Martinez e Joaquin Correa. Entrambi protagonisti principali di una notte da leoni, hanno rappresentato un autentico rebus per la difesa schierata da Stefano Pioli.

Chiave tattica nel piano-partita ben congeniato da Simone Inzaghi, diventa spunto di riflessione con un respiro ben più ampio della singola partita.

Soprattutto, lascia con sè una domanda, che è anche il punto di partenza del nostro focus: la coppia Lautaro-Correa può essere davvero l’arma “segreta decisiva” per arrivare allo scudetto? Un’Inter senza numero 9 può fare la differenza nella volata punto a punto con il Milan?

Risposte certe non se ne possono avere naturalmente. Specialmente in un campionato che ci ha abituato a fornire risposte sempre nuove, perfino contraddittorie, di settimana in settimana. Però si può provare a spiegare quali vantaggi possa portare una conformazione offensiva di questo tipo e attraverso quali principi di gioco.

Partiamo dall’aspetto più evidente, a prima vista. Il tandem Lautaro-Correa garantisce una dinamicità decisamente superiore rispetto a tutte le altre opzioni nella rosa di Inzaghi. Basti pensare all’azione del secondo gol di martedì sera (ma non solo)

Ripartenza originata dalla parata di Samir Handanovic su una conclusione di Rafael Leao sul primo palo. L’Inter attacca sostanzialmente con soli due uomini nella metà campo avversaria. Però sono quelli giusti.

Joaquin Correa si defila largo a sinistra, portando fuori zona Pierre Kalulu. La difesa del Milan si apre ulteriormente. L’assistenza del Tucu in verticale è perfetta, Lautaro è abilissimo a leggere lo spazio e tagliare in profondità con i tempi giusti.

Il tocco sotto a scavalcare Maignan è la pennellata di classe del centravanti goleador ritrovato. Pronto a prendersi definitivamente l’attacco dell’Inter.

Movimenti cruciali, utili a non dare punti di riferimento. Declinabili anche contro la difesa schierata, magari giocando azioni con i principi dell’attacco con il falso nueve. I due argentini a defilarsi sul centro-sinistra e centro-destra per attrarre i difensori centrali lontano dai propri 16 metri.

L’area diventa uno spazio da attaccare con le mezze ali e il taglio del quinto centrocampista sul lato debole. Questi automatismi impongono delle scelte rapide e critiche sulle marcature. Allo stesso, aumenta l’imprevedibilità dell’attacco.

Senza trascurare il fattore climatico. Si va incontro a sfide decisive giocate in condizioni atmosferiche sempre più esigenti. Alte temperature, umidità alle stelle. Fattori che amplificano la sensazione di fatica. Stare dietro per 90 minuti a un attacco sempre in movimento, con l’inter-scambio delle posizioni, diventa complesso.

La lucidità viene meno e, si sa, l’importanza del singolo episodio vincente aumenta in partite bloccate dall’importanza della posta in palio.

In tutto questo, come si inquadra la presenza di Edin Dzeko?

Parliamo sempre di un giocatore da 13 gol in campionato. Una risorsa e mai un problema. Tuttavia, nelle ultime settimane ha dato segnali di stanchezza. Proprio per gli elementi discussi in precedenza, il bosniaco potrebbe diventare decisivo nell’ultima mezz’ora.

Nel pieno delle proprie forze, garantendo un peso specifico superiore all’attacco dell’Inter. Specialmente contro squadre che abbassano il proprio baricentro, in situazione di punteggio incerto.

Come vedete, tanta carne al fuoco. Un bel mal di testa per lo staff tecnico nerazzurro. Un privilegio, allo stesso tempo. Questione di scelte. Lautaro-Correa sarà quella giusta?