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Sassuolo-Inter: l’analisi tattica della redazione

29 Novembre 2020
Sassuolo-Inter: l’analisi tattica della redazione

I nerazzurri guidati da Antonio Conte schiantano al Mapei Stadium gli uomini di De Zerbi. Sassuolo-Inter finisce 0-3 per la squadra meneghina, con una prova aggressiva e convincente. Finalmente schierati in modo preciso, i giocatori in campo hanno dato l’impressioni di sapere esattamente cosa fare, come da tradizione per le squadre di Conte. Chi ne ha giovato di più è senza dubbio il tanto bistrattato Arturo Vidal, protagonista di un ottimo match così come Gagliardini, che inserto in una squadra che funziona può essere una risorsa. Nel Sassuolo bene Berardi, che ci prova ma non ha fortuna. Infausta e sfortunata la gara di Chiriches, uno degli uomini più in forma del Sassuolo, si è sentita eccome l’assenza di Ciccio Caputo.

Dopo la vittoria contro il Torino, ecco altri 3 punti per l’Inter. Terzo clean sheet della stagione e tante sensazioni positive. I nerazzurri riprendono la propria marcia in campionato e arrivano in fiducia all’appuntamento di Champions League contro il Borussia Mönchengladbach. Colpita nell’orgoglio dalle tante critiche seguite alla partita contro il Real Madrid, la squadra del tecnico salentino sfodera una prestazione di carattere, grinta ed organizzazione tattica perfetta, così come ci aveva abituato sul finire della scorsa stagione. L’Inter aggancia così proprio il Sassuolo al 2° posto in classifica, che subisce la prima sconfitta stagionale.

L’Inter ritorna alla sua versione 1.0, quella senza il trequartista. È infatti il 3-5-2 il modulo scelto da Antonio Conte per questo match, con la difesa titolare Skriniar-De Vrij-Bastoni, Barella da playmaker, due mezze ali dalla posizione in campo definita (Gagliardini e Vidal), e in attacco la coppia Sanchez-Lautaro Martinez, con Lukaku inizialmente tenuto a riposo.

La partita del Sassuolo si svolge soprattutto sugli esterni, e quindi De Vrij è chiamato ad una gara soprattutto di posizione, guidano la difesa e chiamando il fuorigioco quando necessario (quasi mai in realtà). Chi ha dovuto lavorare parecchio sono stati Skriniar e Bastoni, finalmente capaci dei movimenti che una difesa a 3 richiede.

Lo slovacco è stato sempre puntuale e roccioso in copertura su Boga, eletto Most Wanted dalla difesa nerazzurra. Il movimento necessario è definito “elastico”, ossia quando un giocatore è in grado di allargarsi sull’esterno per coprire la fascia e poi subito di tornare in posizione più centrale. Stesso discorso vale per Alessandro Bastoni, protagonista di due prove poco convincenti contro Torino e Real. Anche lui deve arginare un giocatore che fa del dribbling la sua arma migliore: Domenico Berardi, autore di oltre 70 gol in Serie A. Il suo modo di giocare, a differenza di Skriniar, è più concentrato sull’intercettare le linee di passaggio avversarie, cosa che oggi gli riesce molto bene. Dimostra inoltre di avere anche il piede caldo in questa occasione, mostrando delle ottime doti di lancio e di impostazione. Attraverso i momenti di crisi avviene la crescita dei giocatori, bene ricordarlo.

Oggi la difesa ha funzionato perchè, al contrario di quanto visto nelle due uscite precedenti, la squadra ha protetto il reparto arretrato in modo collettivo. In special modo gli esterni di centrocampo hanno fornito una prestazione perfetta da un punto di vista difensivo, proprio quello che è mancato in questo periodo. Sia Perisic che Darmian sono stati protagonisti di una partita ottima da un punto di vista difensivo, raddoppiando sempre sull’esterno e soffocando le iniziative personali degli attaccanti avversari.

Analizzando la loro prestazione da una punto di vista più ampio, emergono due considerazioni. Per quanto riguarda Perisic, ribadiamo che quello che esterno a tutta fascia non è il suo ruolo. Se fosse libero da questi estenuanti compiti di copertura, sicuramente tornerebbe il giocatore in grado di vincere il Triplate da titolare col Bayern Monaco solo 3 mesi fa. Ma il modo di giocare di Conte è questo, quindi per ora bene così. Darmian invece, sparito dai radar nell’ultimo mese, si rende protagonista con l’assist del 3-0 per Gagliardini. In un momento in cui Hakimi si è un po’ perso, questa è un’ottima notizia per il tecnico per la società, in quanto si tratta di un patrimonio italiano e di un buon giocatore.

Il centrocampo è stato quello che è cambiato di più in questa partita. Questa Inter, ormai è ovvio, non riesce a sostenere il trequartista e dunque, data l’assenza di Epic Brozo, via con Barella play basso e due mezze ali fisse e con compiti precisi come Gagliardini e Vidal. 

Partiamo da Barella. Avere così tanto campo davanti non gli è congeniale, infatti spesso lo si vede sganciarsi per cercare il pallone in posizione avanzata. Non possiede neanche la visione di gioco necessaria per una posizione di quel tipo, ma nel complesso la sua prova è stata decisamente più che sufficiente. Deve capire che in quel ruolo spesso bisogna temporeggiare e fare da schermo, più che andare all’assalto alla ricerca del pallone, ma per ora bene così.

Anche il Redivivo Gagliardini ha impressionato in questa partita. Prezioso nelle due fasi, si toglie la soddisfazione di segnare una gran gol al volo. Costantemente telecomandato da Conte che ne dirige ogni spostamento, usa anche il fisico quando necessario e copre bene le sue zone. In un contesto di squadra che funziona può dire la sua; in mezzo alla bufera risulta invece inutile.

La posizione di Vidal non è quella di mediano, e non è quella di trequartista. Vidal è una mezz’ala di inserimento e qualità, ma con una propensione al sacrificio e alla lotta che ne fanno un giocatore completo. Messo finalmente in una posizione precisa, con compiti precisi, torna ad essere il Guerriero di Barcellona e Bayern. Da una sua iniziativa arriva l’autogol di Chiriches, si sbatte, è in costante raddoppio su Boga, e avrebbe anche siglato un assist per Lukaku dopo un’azione personale. Passo in avanti.

In attacco, Sanchez gioca praticamente da regista avanzato, non dando punti di riferimento alla difesa avversaria. Con lui in campo, è ovvio che non ci si può affidare unicamente a lanci lunghi come avviene con Lukaku. Il fatto che il Sassuolo giochi con un baricentro bassissimo lo aiuta da un punto di vista fisico, ma lui ci mette del suo scambiandosi alla perfezione con Lautaro. Bene in inserimento centrale per il gol dell’1-0, spesso si sbatte anche in ripiegamento. Se Sanchez giocasse sempre così, sarebbe dura tenerlo in panchina.

Ottima anche la partita di Lautaro Martinez che, seppur senza segnare, regala un assist al cileno, sfiora la magia con un pallonetto al volo che finisce di poco fuori e si butta in tutti gli spazi possibili. Senza Lukaku, il vero trascinatore dell’Inter è lui. Ma come lui tutta la squadra è stata votata al sacrificio e all’aiuto reciproco. Era necessario essere sull’orlo del baratro per tirare fuori della cattiveria? Ispirato, aggressivo, determinato e votato al sacrificio. Si continui in questo modo.

Il Sassuolo di De Zerbi si presenta in campo con un 4-2-3-1 senza il Bomber Ciccio Caputo. Spazio dunque a Raspadori supportato da Berardi, Djuricic e Boga.

E qui partiamo proprio dai due esterni. Boga e Berardi ci provano, si sbattono, hanno spesso la palla tra i piedi e puntano costantemente la difesa nerazzurra. La loro prova non è incisiva, ma più per meriti della difesa interista che per demeriti propri. 

L’assenza di Caputo si senta tantissimo. Raspadori infatti ci prova ma è ancora troppo giovane e troppo poco “scafato” (per citare il grande Mazzone) per partite così. La sua prova risulta alla fine inconcludente.

L’ultimo attaccante, Djuricic, si vede solo per un palo colpito nel primo tempo che per poco non beffa Handanovic. Per il resto desaparecido.

Anche l’uomo più in forma del Sassuolo, ossia Locatelli, non è protagonista di una buona gara. Stranamente impreciso a inizio gara, riprende a giocare come sa dopo il raddoppio nerazzurro, ma sul gol di Gagliardini forse è un po’ pigro a rientrare. In questa occasione aveva di fronte un grande centrocampo, ma qualcosa di più poteva fare soprattutto per quanto riguarda la velocità di esecuzione. Il centrocampo dell’Inter, infatti, ha dato prova di soffrire tremendamente quelle squadre che sono in grado di muovere la palla velocemente. Questo è quello che è mancato oggi.

Per concludere la nostra analisi dobbiamo parlare ancora di due giocatori.

Partiamo dallo sciagurato Chiriches, vittima della maledizione di Fabio Caressa (per scherzare un po’). Sua la palla persa per il gol dell’1-0 di Sanchez, suo il tocco involontario che porta al raddoppio nerazzurri e infortunio prima dell’intervallo. Tutto quello che poteva andare male è andato male. Grazie Fabio.

Per finire ci concentriamo su Consigli. In ritardo sul lancio di Sanchez per Lautaro in occasione del primo gol, si fa saltare con un sombrero dall’argentino e il resto è una conseguenza. Sull’autogol di Chiriches invece riflessi lenti, troppo lenti. Giornataccia, raccoglie nel sacco pure un bel gol di Gagliardini nella ripresa.

Sassuolo-Inter 0-3 è stato, in fondo, un risultato giusto se si osservano solo le rose in campo. I neroverdi rimangono comunque la sorpresa di questo campionato assieme al fantastico Hellas Verona di Juric, che ieri sera ha dato una lezione al maestro Gasperini.

L’Inter deve necessariamente ripartire da questa cattiveria e, volendo, anche da questo modulo senza trequartista. Le parole di Marotta e i soliti 5′ minuti finali concessi ad Eriksen segnano la fine di questo esperimento e di una storia d’amore mai sbocciata.

Ora testa alla Champions, dove, almeno secondo l’aritmetica, l’Inter è ancora in corsa per la qualificazione. E, almeno a nostro modo di vedere, il calcio è lo sport più bello del mondo perchè si, i miracoli a volte accadono.

Vi ritrovate nella nostra analisi?

 

 

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