Skip to main content

Inter-Torino: l’analisi tattica della redazione

23 Novembre 2020
Inter-Torino: l’analisi tattica della redazione

Dall’inferno al paradiso in 25 minuti. Inter-Torino è stato l’emblema della Pazza Inter di Morattiana memoria. Annichiliti per oltre 60 minuti dall’intensità e dal pressing del Torino, gli uomini di Conte si accorgono di essere in campo grazie allo squillo di Alexis Sanchez e alla personalità di Romelu Lukaku. Non è davvero il modo migliore di iniziare la preparazione in vista del Real Madrid, ma la reazione nella ripresa lascia spiragli positivi. Occasione sprecata invece per il Torino, che domina il campo ma si fa riprendere per via di errori sulla propria trequarti da matita rossa. 

3 punti sono sempre 3 punti, è vero. Mai questa volta i tifosi non possono davvero essere soddisfatti di come sono arrivati. Una squadra irriconoscibile per oltre 60 minuti, una difesa completamente rimaneggiata e con interpreti oggi non all’altezza, un centrocampo che sembrava un colabrodo e un attacco sterile tolto il solito Lukaku. Da salvare, oggi, c’è soltanto la “garra”, o come ci piace dire, “Los cojones”, che hanno permesso alla banda nerazzurra di restare a galla e portarla a casa. L’analisi tattica, sinceramente, potrebbe concludersi con questo riassunto. Nel Torino impressionante Singo, terzino ivoriano di 19 anni che ha completamente ribaltato Ashley Young. Bene anche Zaza, capace di sfruttare l’occasione datagli dall’infortunio di Belotti nel riscaldamento, e Meité, anche se da una sua palla persa parte la rimonta nerazzurra.

L’Inter si schiera in campo con il solito 3-4-1-2. Difesa rimaneggiata con D’Ambrosio, Ranocchia e Bastoni, centrocampo con Vidal finalmente schierato sulla trequarti e la coppia Sanchez-Lukaku in avanti. 

Della difesa titolare facciamo davvero fatica a salvare qualcuno. Il primo gol di Zaza arriva dalla parte di Bastoni, costantemente in affanno e lontano parente dello stopper che ha annichilito Lewa in Nations League. Ma il ragazzo è giovane, è solo la sua seconda stagione tra i professionisti e qualche passaggio a vuoto ci può stare. Non è stata una partita facile neanche per Ranocchia, che non è mai riuscito a contenere le scorribande granata. Non facile per un giocatore che passa la carriera in panchina farsi sempre trovare al 100%. Ci ha abituato a prestazioni oneste nell’ultimo periodo, ma oggi proprio non ci capisce nulla.

Discorso diverso per D’Ambrosio. Conte si ostina a schierarlo con terzo nella difesa a 3, e ormai troppe volte ci siamo trovati a commentare prestazioni negative in quel ruolo. Non è capace di difendere in arretramento, non è in grado di coprire lo spazio tra il centrale e la linea laterale, non si posiziona bene nelle diagonali. Non è colpa sua, il suo ruolo è un altro.

Stavolta, i cambi sono stati utilizzati in modo intelligente da Conte. Fuori D’Ambrosio e Ranocchia e dentro De Vrij e Skriniar. Passaggio alla difesa a 4 tanto agognata dai tifosi e la partita è cambiata. Una nota positiva su cui riflettere attentamente.

Capitolo centrocampo. E qui c’è da sudare veramente. Partiamo dal peggiore, ossia Roberto Gagliardini. Francamente non sappiamo come commentare i suoi 65 minuti di partita. Palloni toccati: 2, forse 3. Giocate degne di nota: 0. Se l’Inter avesse giocato in 10 sarebbe stato uguale. Davvero questo Gagliardini è meglio di Eriksen? 

Parafrasando un celebre slogan politico di molti anni fa, meno male che Barella c’è. Solito fare del centrocampo nerazzurro, in questa partita si abbassa molto di più rispetto al solito per fare gioco, smistare palloni partendo quasi da play. Uniamoci la solita bombola di ossigeno inesauribile e troviamo, anche oggi, una prestazione da quasi migliore in campo. La sua posizione in campo oggi ricorda molto quella che ricopre in nazionale, mezz’ala destra pura, lasciando la trequarti ad Arturo Vidal. In affanno nel primo tempo come tutta la squadra, si risveglia nella seconda frazione, vincendo buoni duelli individuali, giocando più avanzato del solito e partecipando all’azione del gol di Sanchez. Bene anche in interdizione, il suo lo fa oggi.

Chi davvero non fa il proprio lavoro sono i due esterni. Young, come detto, asfaltato da un 19enne per tutta la partita non ne combina una giusta. Un paio di cross interessanti e poi il buio totale. Molto molto ingenuo in occasione del rigore concesso al Torino. Se stai difendendo in diagonale su un lancio alto di 70 metri non puoi intervenire cosi, non puoi lasciare rimbalzare la palla e seguirla con lo sguardo in quel modo. Non è una giocata di chi ha passato 15 anni nello United. Ma la responsabilità va divisa, bisogna dirlo, con chi non gli chiama in modo chiaro l’uomo alle spalle, il portiere in primis.

Dall’altra parte del campo Hakimi non fa sicuramente meglio. Irriconoscibile davvero, lontano parente del player che fu al Borussia Dortmund. Dopo aver mostrato ottime cose nelle prime partite della stagione, si sta lentamente perdendo in un mare di mediocrità e prestazioni non all’altezza. LA sua partita viene salvata grazie al rigore del 3-2 che si procura d’astuzia, ma i suoi meriti finiscono qui. Forse anche lui gioverebbe, come tutta la squadra, di un cambio di modulo, almeno tra difesa e centrocampo.

Un’attacco che segna 4 gol è difficile da criticare, giusto? Si e no, perchè nella prima parte di gara non combina davvero nulla. Una palla sanguinosa persa in uscita da Sanchez da il la al gol di Zaza allo scadere della prima metà di gara, ma il cileno non molla niente, ci mette corsa, fisico e testa più che tecnica pura e, nel secondo tempo timbra un gol e sforna un grande assist per Lukaku. Un uno-due che affossa il Torino. Dopo le polemiche tra Inter e nazionale cilena (che chiedeva un utilizzo maggiore dell’attaccante), el “Nino Maravilla” risponde presente.

Lukaku poi è sempre Lukaku. Un gol a porta vuota, uno su rigore e un assist per Lautaro sono le ciliegine sulla torta di una prestazione da Capitano, tecnico e morale, di questa Inter. Ma ancora più importanti sono le sue parole a fine gara, la cui sintesi è: bisogna svegliarsi. Imprescindibile per questa squadra, se chiedesse 50 milioni all’anno bisognerebbe darglieli ad occhi chiusi. 

A dimostrazione che i cambi servono eccome in questo calcio moderno, gli ingressi di Perisic e Lautaro Martinez sono fondamentali per portare a casa il match. Partecipa al primo gol di Lukaku scambiando in area in modo stupendo con Sanchez, timbra il definitivo 4-2 che chiude i conti. Spettacolare, a inizio secondo tempo, il suo sguardo “assassino” rivolto al campo. Si vedeva che stava per scoppiare rimanendo seduto in panchina. Aveva voglia, e si vedeva. Tanta roba il Toro. Perisic, entrato al 74′, si dimostra giocatore capace di colpi da vero fuoriclasse, vedi la palla di esterno lungolinea con cui propizia il gol di Lautaro. Ci piace. Per il resto partecipa all’arrembaggio finale in modo corale con la squadra, senza prendersi la scena.

Il Torino entra in campo con un 3-5-2 privo del capitano Belotti, infortunatosi durante il riscaldamento (e privo anche di Giampaolo, in panchina Conti). Spazio a Verdi e Zaza in attacco, con Meité, Ansaldi e Linetty in costante supporto.

Nel primo tempo la squadra è perfetta, nel secondo prende 4 gol in 20 minuti, colpa soprattutto di errori individuali e dell’irruenza dell’Inter. NKoulou, fino a quel momento quasi perfetto su Lukaku e Sanchez, commette un errore da 3a categoria scalciando Hakimi in area e condanna i suoi alla sconfitta.

La nota positiva per i granata è la prestazione di Singo. 19 anni, schierato a destra, surclassa fisicamente e tecnicamente Young. Un giocatore che ha sicuramente un futuro in Serie A.

“El General” Rincon perde invece una palla sanguinosa che da il via alla rimonta dell’Inter. La cosa impressionante è stata il cambio di ritmo degli uomini di Conte, e soprattutto il pressing in mezzo al campo. Nel primo tempo, tutta la squadra nerazzurra veniva saltata sul primo pressing con due passaggi elementari. Nel secondo, andandoci con cattiveria agonistica e organizzazione maggiore, il pressing è stato la chiave tattica della vittoria. Almeno due gol sono nati da una situazione tattica di questo tipo.

Prima Rincon appunto, ma anche Meité rischia di combinarla grossa sulla pressione di Barella. Però Meité merita una menzione d’onore per l’assist di tacco per il primo gol di Zaza, che manda in bambola letteralmente 3 giocatori dell’Inter. Di un assist così, se lo avesse fatto Messi, se ne parlerebbe per i prossimi 10 anni. 

Il rammarico più grande per il Torino è stato sicuramente l’infortunio di Verdi a fine primo tempo. Fino a quel momento, l’ex Bologna e Napoli era stato semplicemente perfetto. Regista avanzato di qualità superiore alla media, smista palloni con classe e non sbaglia un passaggio. Perfettamente ambidestro, assurdo che un giocatore così non sia mai riuscito ad imporsi in una big. 

Per finire, Zaza riesce a sfruttare l’occasione concessagli dal fato, segna un gol e nel primo tempo è sempre nel vivo del gioco.

Per chi vi scrive, la differenza è stata fatta quasi sicuramente dagli urlacci di Conte nel corso dell’intervallo. Conoscendo il tipo, avrà “spaccato la testa” ai giocatori a suon di rimproveri, e la differenza si è vista in campo. È però inaccettabile per una squadra che punta al vertice regalare 60 minuti di partita. Se al posto di Verdi e Zaza ci fossero stati Benzema e Vinicius Jr., l’Inter ne avrebbe presi 8. 

Questa è la nostra analisi di Inter-Torino, impietosa nonostante la vittoria. Cosa manca all’Inter per diventare grande?

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ultime Notizie

Frattesi al fotofinish porta l’Inter a 8 punti dallo scudetto.

Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. …

Verso Udine: probabile formazione e ultime.

Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. …

Acerbi Assolto. Sentenza giusta?

Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. …


Clicky