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Genoa-Inter: l’analisi tattica della redazione

25 Ottobre 2020
Genoa-Inter: l’analisi tattica della redazione

Prova di maturità per la banda di Conte. Genoa-Inter 2-0 e per ora va bene cosi. In un inizio di stagione forse più complicato del previsto, ogni punto racimolato è oro in vista di quando il motore sarà caldo davvero. Meglio non farsi trovare troppo lontani dalla vetta quando questo succederà. Solita prova “pesante” di Romelu Lukaku, bene anche D’Ambrosio e Barella. Buona partita del Genoa che se la gioca alla pari e non subisce particolari pericoli. Male male solamente l’ex juventino Pjaca.

L’Inter vince e si scrolla di dosso qualche partita complicata di troppo in vista dello scontro di Champions contro lo Shakhtar Donetsk. Dopo il pareggio contro la Lazio e la sconfitta pesante nel derby di Milano, e soprattutto dopo la beffa in Champions, i 3 punti era quello che serviva. Il Genoa veniva dal buon pareggio di Verona, e sicuramente sperava di trovare un Inter un po in difficoltà dato il ruolino di marcia in Serie A e la testa proiettata verso la competizione europea. Con un po di qualità in più, soprattutto in avanti, non sarebbe stata una sfida impossibile. Alla fine, invece, le poche potenziali occasioni dei padroni di casa non vengono sfruttate, non impensierendo praticamente mai Handanovic.

Inter ben messa in campo con il solito 3-4-1-2. Confermata la coppia d’attacco Lautaro-Lukaku, Conte effettua un po di turnover in vista della sfida di Champions. Dentro Ranocchia, Darmian ed Eriksen e fuori De Vrij, Kolarov e Barella.

Partendo dalla difesa, una menzione va sicuramente fatta per Andrea Ranocchia. Spogliato della fascia di capitano ormai molte stagione fa in favore di Mauro Icardi (mah?!), Ranocchia si siede sempre in panchina ma non fa mai mancare la sua Professionalità con la P maiuscola. Quando viene chiamato in causa da sempre tutto, e dimostra quell’attaccamento alla maglia che i tifosi interisti amano più di ogni altra cosa. Oggi comanda benissimo la difesa e si prende il lusso di fornire l’assist di sponda a D’Ambrosio, un altro degli Uomini di Conte. Proprio l’ex Torino è quel tipo di giocatore che gli allenatori non riescono proprio a tenere in panchina. Sempre attento, concentrato, si avventura in avanti dimostrando un feeling naturale con mia metà campo avversaria. Il suo recupero miracoloso aveva portato al gol di Lukaku in Champions, oggi si toglie la soddisfazione di segnarlo personalmente. Avanti cosi!

Capitolo centrocampo. Per quanto riguarda Perisic, davvero non sappiamo più come commentarlo. Ha tutto per spaccare il mondo in questa squadra, eppure, nonostante le sue partite non siano mai da 4 in pagella, non riesce ad essere decisivo. Ne carne ne pesce. Stesso discorso vale per Eriksen. Fenomeno si, ma non ha il passo. Non ci mette la gamba. Non corre abbastanza. La sensazione è che non si sia mai integrato in questa squadra, e ormai neanche lui ci creda più. Situazione complicata.

Discorso opposto invece per Barella, che in questa squadra si è integrato alla perfezione. Dopo i primi mesi di adattamento, dove ha sopportato anche qualche panchina di troppo, ora la vera anima di questa squadra è lui. Ricorda tantissimo il primo Vidal alla Juventus, proprio quello che Conte vuole e ama. Un giocatore che corra per 3, ci metta la gamba, si interista e sia decisivo dal limite dell’area. Non ancora tra i Top mondiali per via della poca esperienza internazionale e di qualche irruenza di troppo, ma dategli un paio d’anni. Con Conte lo diventerà. A proposito di Vidal, ci mette la solita grinta, ma nel primo tempo spesso rallenta la manovra, anche se va vicinissimo al gol. Cresce con la sua personalità nella ripresa, e nell’economia della squadra non demerita. Un passo avanti dopo l’incubo di San Siro.

Su Brozovic il discorso è complesso, almeno dal punto di vista di chi vi scrive. Molti siti sportivi descrivono la sua partita come buona e nel vivo del gioco. Vero che dal suo piede parte il calcio d’angolo che porta al gol di D’Ambrosio. Vero che è spesso nel vivo del gioco. Ma la flemma con cui si muove quando non ha la palla sui piedi è qualcosa di veramente irritante. Prova nel complesso positiva, nonostante la modestia dell’avversario. La sensazione è che in quel ruolo, all’Inter serva davvero qualcosa di più. Qualcuno che faccia girare il pallone con più voglia, con più talento. Insomma.

Gli attaccanti sempre positivi, e alla fine della fiera sempre decisivi. Se ormai la finta classica di Lautaro funziona sempre (stop a seguire in allungo per saltare il primo pressing), non riesce ad essere incisivo sotto porta. Un po nervoso come tutta la squadra, viene sostituito poi da Pinamonti (buon ingresso in campo nonostante sbagli il gol del 3-0). Lukaku invece, è sempre Lukaku. Sarebbe ormai superfluo descriverne le qualità, l’importanza in questa squadra. Provate ad immaginare quanti punti avrebbe in meno l’Inter se non avesse il gigante Belga. Ecco, ora capite quanto questa Inter sia Lukaku dipendente. Piò essere un pregio ma anche un difetto. Il fatto che segni sempre lui è un po preoccupante.

Oltre a Lukaku, Conte non ha alcuna soluzione offensiva seria. Anche in una giornata in cui fatica più del solito ed è più nervoso del solito, la zampata decisiva ce la mette sempre. Monumentale in questa prima fase della stagione.

Il Genoa si schiera in campo con un 3-5-2 molto difensivo. Squadra esperta quella di Maran, con Zapata in difesa, Behrami in mezzo al campo e l’eterno Pandev davanti. L’impostazione data alla gara è semplice: tutti dietro in attesa di un’opportunità, e per buona parte del match questo funziona. Buonissima l’organizzazione difensiva sia nel collettivo che nei singoli, chiudendo tutti gli spazi ai nerazzurri che sono spesso costretti a ricorrere a cross dalla trequarti. Behrami in mezzo si dimostra ancora un ottimo giocatore in queste partite in cui bisogna “fare della legna”, nel senso di partite ruvide e sporche.

In attacco Pandev subisce qualcosa come dicemilia falli in protezione palla, ma purtroppo per gamba e fisico non è più lo stesso giocatore che fu. Male invece Pjaca. I palloni giocabili, soprattutto nel primo tempo, sono pochi. Ma si divora l’occasione di mandare in porta Ghiglione per cercare un’insperata gloria personale. Cosi non va davvero.

Nel complesso buona prova dell’Inter, che con il minimo sforzo si porta a casa la partita e può pensare con calma alla Champions. Polemiche Covid a parte (vedi situazione Hakimi), la sensazione è che questa squadra, nel momento in cui avrà tutti gli effettivi a disposizione, sia pronta ad esplodere per davvero. Il Genoa, in fin dei conti, poteva davvero poco. la solita rivoluzione estiva di Preziosi porta sempre allo stesso risultato, cioè NULLA. Probabilmente si salverà, in quanto ha un tecnico esperto e preparato ed alcuni giocatori importanti. Ma nella serie A di 15 anni fa sarebbe probabilmente retrocessa a marzo.

 

 

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