Spauracchio Covid: una Spada di Damocle che pende sui club di A.

Sono passate solo poche ore dalla notizia della positività di Zlatan Ibrahimovic al tampone per rilevare la presenza del Covid-19, ma già ci si interroga sul numero di partite ufficiali che lo svedese (fortunatamente asintomatico) sarà costretto a saltare.

La verità è che molte delle caratteristiche di questo virus restano ancora celate agli occhi e alla mente di noi umani, dunque risulta al momento piuttosto complicato stabilire un tempo ragionevole entro il quale una persona infetta, in questo caso un calciatore, possa ritenersi pienamente ristabilita e dunque non più contagiosa. Vige, per tutti, la regola  del doppio tampone consecutivo negativo, che deve essere certificato al termine di un periodo di isolamento domiciliare variabile (in caso di asintomaticità dell’individuo si può anche scendere sotto i consueti 14 giorni).

È facile comprendere, dunque, come il fattore Covid-19 possa rivelarsi un vero e proprio gradino da salire nel buio per i Club di A (e non solo), che saranno oltretutto chiamati ad impegni molto ravvicinati tra loro, e che quindi dovranno prestare la massima attenzione nell’evitare questo tipo di spiacevoli situazioni.

I calciatori di Serie A sono obbligati, ad oggi, a sottoporsi ad un tampone ogni 4 giorni, e nel caso in cui un membro di una squadra dovesse risultare positivo (ma asintomatico) quest’ultimo deve procedere ad autoisolarsi presso il proprio domicilio. I compagni di squadra, invece, devono chiudersi in ritiro, come fossero in una bolla, presso il centro sportivo del club di appartenenza fino a nuove disposizioni.