Skip to main content

CdS- Intervista a Steven Zhang “Messi mai stato un obbiettivo”

17 Settembre 2020
CdS- Intervista a Steven Zhang “Messi mai stato un obbiettivo”

Steven Zhang, giovane, ricco e presidente dell’Inter.
Un ragazzo che non si è mai montato la testa e come ha dimostrato ai tifosi interisti, tiene tantissimo all’Inter.

Il Corriere della Sera lo ha intervistato

Cosa vuol dire guidare l’Inter?
«È sicuramente una responsabilità: essere presidente dell’Inter significa pensare costantemente alla gente, alla gioia dei tifosi, del popolo nerazzurro, ai loro bisogni, interpretarli nel modo corretto. L’Inter ha una missione, un piano, strategie rivolte naturalmente verso la vittoria. Ma non solo»

Qual è questa missione?
«Crescere costantemente rispettando i nostri obiettivi. Credo proprio che la strada intrapresa sia quella giusta. Lo sento. Sia a livello societario che di squadra noto l’empatia ideale per lavorare nel migliore dei modi».

Ha dovuto affrontare un importante vertice prendere o lasciare con Conte e la dirigenza: lei è stato protagonista di quella riunione, come l’ha vissuta?
«Mi faccia dire che i toni di quel summit sono stati drammatizzati. Era necessaria una riflessione, ho trovato il nostro allenatore sereno, costruttivo, lontano dagli stati d’animo raccontati dai media».

Non dubitiamo sulla «serenità» di Conte, ma non c’è stato alcun bisogno di drammatizzare o di esagerare alcune sue riflessioni.
«Conte vive la partita e l’evento agonistico in un certo modo, con molta intensità. Ma quando si siede attorno a un tavolo, esprime le sue idee in modo pacato, finalizzando le sue proposte al bene della squadra e della società. E così è stato in quel vertice con lui e i dirigenti dell’Inter. Voglio dire che il film mostrato e raccontato è stato ben diverso dalla realtà da noi affrontata».

Risolti i problemi?
«Quel vertice è stato uno dei tanti incontri, a volte anche quotidiani, necessari per sistemare alcune questioni urgenti, operative, con uno scopo ben preciso: la crescita costante della società Inter».

Qual è il suo metodo di lavoro?
«Ho una particolare attenzione per la cura dei dettagli. Li giudico importantissimi. Per farmi capire: sono cresciuto in un ambiente professionale dove la “microgestione” del particolare è fondamentale. Anche i momenti, certi momenti, vanno letti e interpretati».

È faticoso: quante ore lavora al giorno?
«Ho una fortuna, mi bastano 4-5 ore di sonno. Poi devo adeguarmi e vivere su più fronti professionali, con i vari fusi orari, dall’Europa alla Cina passando per gli Stati Uniti. Le mie giornate sono così».

Questi sono giorni di mercato, quelli più attesi dai tifosi. Finora è arrivato Hakimi, poi è stato preso Kolarov, ora si parla molto di Vidal. Ma la regola da lei stabilita, e seguita da Marotta e Ausilio, è «prima vendere e poi comprare».
«Anche questa indicazione è rivolta a un programma di crescita costante della società e della squadra. Il calcio sta vivendo un momento delicatissimo, turbolento, a livello internazionale, questo atteggiamento di prudenza non riguarderà solo questa sessione di mercato, ma dovrà essere rispettato anche in futuro. Fa parte di un messaggio di continuità all’interno di un progetto di stabilità finanziaria».

E come farà ad accontentare Conte? Lui vuole vincere…
«Tutta l’Inter è rivolta alla vittoria, questa aspirazione fa parte della nostra missione. Prima si parlava di lavoro: bene, mai visto uno che lavori così tanto, con una simile intensità, come Conte: anche questa caratteristica ci unisce. Così pure la cura dei dettagli, prima spiegata. Vede, io seguo un principio…»

Quale sarebbe?
«È il senso di appartenenza. Quando assumo un professionista, parlo in generale, un dipendente qualsiasi dell’Inter, che ha un ruolo ben preciso, io penso di lavorare con quella donna, quell’uomo, quel nostro lavoratore, per tutta la vita. Anche questo è un valore di crescita».

Come è vissuta, seguita, raccontata l’Inter in Cina?
«Abbiamo trovato una buonissima base di partenza costruita dalla famiglia Moratti, molto sensibile a un programma internazionale, che comprendeva anche la Cina. Il nostro lavoro segue un principio in cui crediamo, quello della inclusione. La passione è alla base di tutto, costantemente al servizio del tifoso, del popolo nerazzurro».

Il mondo dello sport, in particolare il calcio, sta affrontando sfide senza precedenti, anche per il momento particolare che si sta vivendo? Quali sono i punti di forza della sfida dell’Inter?
«L’Inter guarda e lavora rispettando un cammino di innovazione, di apertura e sensibilizzazione verso i giovani. Dobbiamo essere pronti e attenti alle esigenze del mondo giovanile, la sfida dell’Inter va oltre la partita, il campo di gioco: dobbiamo avere una capacità di dialogo, di attrazione verso i ragazzi. Tutto questo si inquadra in un cammino di crescita costante della società».

Lei ha affrontato la terribile esperienza del virus in Cina e in Italia: qual è il suo giudizio?
«Fatemi dire il mio grazie alle donne e agli uomini che si sono messi al servizio dei cittadini, che hanno lavorato con coraggio contro il virus. Cina e Italia sono i due Paesi che hanno affrontato per primi e meglio di altri questo dramma che ha sconvolto il mondo. Il governo italiano ha preso le decisioni giuste. Anche in Cina la vita da marzo in poi è nettamente migliorata, si svolge in sicurezza, rispettando le regole imposte: non è per niente facile per un Paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti».

Lei sta indossando la mascherina, siamo distanziati e non l’ha mai tolta: vuol dire che rispetta con attenzione ogni regola di sicurezza?
«Non c’è dubbio, penso sia un dovere e una sensibilità verso gli altri».

Lei si muove freneticamente tra Italia, Europa, Cina e Usa: torna sempre volentieri a Milano?
«Sì, se poi c’è una partita dell’Inter ancora meglio… Quanto a Milano è una città che ha contribuito alla mia crescita culturale: vivendoci apprezzo molto la parte emotiva, la passione per l’arte e la bellezza che unisce i cittadini milanesi».

È stata l’estate di Messi? Ci ha fatto un pensierino?
«No, un investimento simile non può rientrare nel nostro progetto. Almeno non in questo momento. Innovazione, programmazione, crescita costante, stabilità economica sono i nostri caposaldi. Percorrendo questa strada, che prevede una pianificazione a lungo termine, arriveremo ai risultati e ai traguardi programmati, riporteremo l’Inter ai livelli nazionali e internazionali che le competono». Steven Zhang ne è convinto: non resta che seguirlo. Sa bene cosa deve fare un leader: vincere. Con i tempi giusti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ultime Notizie

Inter 2024/2025. Come sarà ?

Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. …

Formazioni Atletico Madrid Inter

Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. …

Verso Atletico Inter: scelto l’arbitro

Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. …


Clicky