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Inter, Mazzola: ” Herrera era tosto. Conte mi piace, mi auguro rimanga”

13 Maggio 2021
Inter, Mazzola: ” Herrera era tosto. Conte mi piace, mi auguro rimanga”

Sandro Mazzola icona dell’Inter, si è intrattenuto in un’intensa intervista FootballNews24, in cui la leggenda nerazzurra si è diviso tra Grande Torino e Grande Inter. Ecco, nello specifico, il suo pensiero tra passato e presente della Beneamata, alla cui storia ha enormemente contribuito.

Sandro ha rilasciato dichiarazioni al miele per una società che gli ha dato tanto:

“L’Inter è stata l’unica squadra che ha voluto puntare su di me ed ha avuto il coraggio di tenermi. Giocavo per una vecchia squadra che si chiamava Cimilanese, piccola realtà dell’oratorio. Questa era l’unica che prima aveva puntato su di me. Ho avuto, poi, la fortuna di essere acquistato dalla squadra milanese. Cambiò la mia vita in tutto e per tutto. C’è da dire che io feci un provino con la squadra nerazzurra quand’ero ragazzino, ma mi scartarono. Il tecnico della Cimilanese mi disse allora ‘Vieni a giocare con noi'”.

Chi ti ha portato in nerazzurro e a vestire la gloriosa maglia nerazzurra?
“Benito Lorenzi, un ex giocatore dell’Inter. Veniva sempre convocato in Nazionale, ma non giocava mai. Giocavano sempre i giocatori del Torino che erano 9. Rimase esterrefatto dalla figura di mio padre quando, un giorno, andò dal commissario tecnico della Nazionale e gli disse ‘Questo lo convochi sempre, ma non lo fai mai giocare, fallo giocare qualche volta, mister’. Da quel momento, mio padre fu come un Dio per lui. Un giorno, poi, viste le mie qualità alla Cimilanese, Benito, che era diventato un osservatore dell’Inter, mi portò in nerazzurro. Dalla Cimilanese all’Inter ho fatto un bel passo. Non ci credetti subito a quest’improvviso salto di qualità, era tutto un mondo diverso. Mi sono preso, però, una bella rivincita nei confronti della squadra che mi scartò tempo addietro. Ho davvero dimostrato il mio valore”.

Hai mai pensato di lasciare l’Inter? È stato mai corteggiato da altri club?
“Certo che sono stato corteggiato da tante squadre. Con maggiore insistenza, mi ha fatto la corte la Juventus, nella persona di Giampiero Boniperti. Ad un certo punto della mia carriera, potevo anche trasferirmi in bianconero. Avevo il contratto in scadenza con l’Inter ed un giorno, nel campo di allenamento, vidi una macchina targata Torino. Era proprio Giampiero, che mi disse se volevo prendermi un caffè con lui. Chiacchierammo tanto quel giorno ed ammise, di nascosto, che tifava per mio padre quando giocava al Torino. Uscì i documenti e mi offrì la possibilità di concludere la carriera alla Juve. Gli risposi che ci dovevo pensare. Arrivai a casa e non volevo mangiare. Ad un certo punto, mia madre preoccupata, mi disse ‘Insomma mi puoi dire cos’hai?’”. E gli raccontai l’accaduto, gli rivelai che la Juve mi aveva sedotto, che Boniperti mi aveva offerto un bell’ingaggio. Mia madre però, rispose ‘Non andare alla Juve. Papà si rivolterebbe nella tomba’. Così non se ne fece nulla”.

Hai avuto l’onore di essere allenato dal Mago Herrera. Ci dice qualcosa in piú del personaggio?
“Tremendo. Non lasciava nulla al caso. I senatori della squadra, appena videro la sua ferocia ed i suoi allenamenti, dissero: ‘Questo tra tre mesi lo mandiamo a casa’. Impressionante. Non potevi sbagliare nulla con lui, però a noi giovani piaceva il suo modo di allenare. I suoi allenamenti comprendevano un calcio giocato a mille all’ora, ad una velocità supersonica. Si basavano sulla resistenza, poco pallone, pochi uno contro uno. Aveva un modo di allenare diverso dagli altri”.

Qual è la vittoria più bella che hai ottenuto nella sua carriera?
“Quella col Real Madrid, nella prima Champions che ho vinto con l’Inter. Alfredo Di Stefano era uno dei miei più grandi idoli ed ero estasiato di giocare contro di lui. Quando scesi in campo lo guardavo a bocca aperta. Picchi, che era un grande capitano, allora mi disse ‘Sandro noi giochiamo la partita, tu vuoi guardare all’infinito Di Stefano?’. In quella partita, realizzai due reti e vincemmo quella competizione. Alla fine, tra l’altro, Di Stefano venne da me e mi disse ‘Complimenti. Sei il degno erede di tuo padre’. Fu davvero una grandissima gioia per me”.

Da dirigente comprasti il grande Javier Zanetti, come lo hai scoperto?
“Volevo un altro calciatore della sua squadra ai tempi, il centravanti. Costava troppo e non potevamo permettercelo. Andai a seguire questa squadra in Argentina, però, mi innamorai di Javier e dissi ‘Cavolo, questo è davvero forte’ (ride ndr). Dopo l’allenamento mi fermai con lui per parlargli, per capire che tipo era. Mi fece una bella impressione, mi disse che all’Inter sarebbe venuto di corsa. Mi piacque molto. Tanto che poi sono tornato a Milano con l’accordo per il calciatore in mano“.

Hai un bel rapporto con Massimo Moratti. Ci parla del personaggio?
“Più che con lui, io avevo un gran rapporto con suo padre, Angelo, davvero un grande personaggio. Ha rivoluzionato il modo di gestire una squadra di calcio. Con lui, gli auguri di Natale non si facevano in sede, ma si andava tutti a casa sua e ci dava una medaglietta d’oro. Era un personaggio unico. Non faceva notare il distacco tra il presidente di una società ed i suoi dipendenti. Anzi, ci faceva sentire importanti allo stesso modo. Veniva a vedere gli allenamenti, ti faceva il discorsetto. Poi, quando c’era un calciatore in difficoltà, lo chiamava, gli metteva una mano sulla spalla e cercava in tutti i modi di rincuorarlo. Veramente, era una persona squisita“.

Conte resterà sulla panchina dell’Inter la prossima stagione?
“Dipende come va con questa situazione finanziaria. Se si risolve come io spero, penso di sì. Penso sia una bella persona ed un grande allenatore. A me piace tanto Antonio“.

Che effetto ti fa vedere Mourinho, uno dei fautori del Triplete nerazzurro nel 2010, il prossimo anno sulla panchina della Roma?
“Guardi, io non ho mai seguito una squadra per un personaggio. Non le nego che con lui è diverso. Quando l’ho visto la prima volta all’Inter, mi sono innamorato della sua personalità, della sua professionalità, della sua grinta. Mi sono subito sentito suo tifoso. Mi farà un certo effetto vederlo su un’altra panchina in Italia che non sia quella nerazzurra”.

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