Sul passato interesse del Napoli- “Mi cercavano perché sono giovane e a Dortmund ho lavorato bene. Ma la squadra che mi attirava di più era l’Inter, un progetto di crescita”.
Hakimi: “All’Inter a lungo. Di Scudetto ne parliamo con rispetto, Conte è uno di noi”
“Il segreto di questa Inter è che vogliamo le stesse cose, seguiamo un’unica strada, siamo uniti anche fuori dal campo”, spiega Achraf Hakimi dalle pagine di Repubblica. L’esterno marocchino ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano. Ecco le sue parole.
Hakimi: “All’Inter a lungo. Di Scudetto ne parliamo con rispetto, Conte è uno di noi”
Su Conte e il bacio in fronte- “È stato un bellissimo gesto d’affetto il mister è con noi qualunque cosa succeda. È un fratello maggiore, per età ed esperienza. Ci lascia liberi, ci permette di divertirci e in campo si vede. Fa parte di quel gruppo che lui stesso ha costruito”.
Sul 3-5-2 di Conte- “Al Real Madrid sono cresciuto con la difesa a 4, ma con tre centrali ho più libertà in attacco. L’attenzione per la tattica e la difesa, centrali nel calcio di Conte, mi sta rendendo un giocatore più completo”.
Oltre ai tifosi, rende felici anche molti Fantallenatori…- “Me lo hanno detto! Non conoscevo il Fantacalcio. È simile ai giochi che facevo da bambino. Sono contento di avere portato bonus a chi mi ha scelto. Però nel calcio vero il primo pensiero è impedire che gli avversari arrivino alla nostra porta”.
‘Scudetto’ è una parola vietata?- “Ne parliamo ma con rispetto, sapendo di non averlo ancora vinto. È l’obiettivo, non lo nascondo, ma mancano molte partite. Domani col Napoli sarà molto importante”.
A Ronaldo il fenomeno sarebbe piaciuto giocare con lei…- “Mi chiedo cosa non avremmo potuto fare! Con Ronaldo si può fare tutto. Sarebbe stato bellissimo poter correre in fascia e servirgli un assist”.
Il suo modello come calciatore- “Marcelo. Di lui mi piace tutto: la personalità, l’immagine, il gioco”.
Sulla scelta di giocare per la nazionale marocchina e non spagnola- “Mi sento marocchino come i miei genitori, ne vado orgoglioso. Il Marocco è la mia casa, la mia cultura. Ogni volta che sento l’inno, so che nel mondo altri milioni di persone lo stanno ascoltando con me, provando quel che provo io. In Marocco il calcio è vissuto con ancor più intensità”.
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