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La qualità che stanca: Eriksen e gli altri prima di lui

7 Dicembre 2020
La qualità che stanca: Eriksen e gli altri prima di lui

La storia dell’Inter è ricca di talento. Da Meazza a Ronaldo sono passati, sulla sponda nerazzurra, di Milano talenti incredibili che hanno fatto innamorare milioni di appassionati di calcio. C’è, però, una tendenza preoccupante nella gestione dei fantasisti che spesso non riescono ad incidere in maglia interista.

La maledizione di Bergkamp

Considerano l’era “moderna” dell’Inter, dagli anni 90 in poi tutto iniziò con lui. A 24 anni Dennis Bergkamp, uno dei talenti più cristallini mai visti su un campo da calcio, sbarcò a Milano. Dopo una prima stagione con 48 presenze, 18 reti e una Coppa UEFA vinta giocò solo 24 volte l’anno dopo e fu spedito subito in Inghilterra all’Arsenal. Icona assoluta dei Gunners in undici anni vinse 3 campionati inglesi, 4 FA Cup e 4 Community Shield. L’Inter si privò di un giocatore fantastico nel pieno della sua carriera.

Non fu il primo e non sarà l’ultimo. Andando solo a memoria, ripercorriamo le cessioni che seguirono quella dell’olandese, considerando giocatori dalle caratteristiche tecniche simili.

Roberto Baggio

Anche per il più grande talento italiano mai esistito non ci fu grande fortuna all’Inter. Due stagioni, 59 presenze condite da 17 reti e chissà quante giocate incredibili. Non abbastanza per continuare la carriera in nerazzurro. Vinse trofei con Juve e Milan, nessuno con l’Inter. Arrivò nel 1998/1999, nel 2001/2001 giocava al Brescia.

Andrea Pirlo

Nella stessa stagione in cui l’Inter acquisto Baggio l’Inter presentò al mondo del calcio anche Andrea Pirlo. Talento cristallino che nasceva trequartista. 3 stagioni e mezza all’Inter, 40 presenze in nerazzurro e due prestiti, a Reggina e Brescia (pure lui). Venne ceduto ai cugini del Milan a 22 anni. Nessun trofeo in maglia nerazzurra, nel resto della sua carriera 6 campionati italiani, e Champions League, 1 Mondiale ecc ecc ecc.

Clarence Seedorf

Altro giocatore epico, altro talento passato dall’Inter per troppo poco tempo. In nerazzurro a 24 anni, venne ceduto dopo 3 stagioni e 92 presenze. Schierato da Cuper come esterno di centrocampo non trovò mai la definitiva consacrazione. Nessun trofeo, pure per lui, in nerazzurro. Nel resto della carriera 4 Champions League, 2 Scudetti e innumerevoli altri trofei.

Basterebbero questi nomi per capire come l’Inter abbia un problema endemico con i giocatori di talento. Dopo un po’ stancano o non riesco proprio ad ambientarsi. Anche negli ultimi dieci anni se ne visti di casi simili.

Wesley Snejder, autentico eroe del Triplete e “vincitore morale” del Pallone d’Oro 2010 fu letteralmente costretto ad andarsene a metà della sua quarta stagione. L’Inter, con la sua cessione, inaugurò un periodo imbarazzante dal punto di vista qualitativo.

Philippe Coutinho poteva essere il suo erede ma l’Inter decise di sacrificarlo sull’altare del bilancio per poco più di 10 milioni, a 20 anni. Cinque anni dopo ne valeva più di 150.

Ora tocca ad Eriksen. Senza azzardare paragoni con i nomi presentati in precedenza è chiaro come la sua storia ricordi tristemente quella di alcuni suoi predecessori. Calciatore talentuoso, autentico faro del Tottenham finalista di Champions nel 2019 ora è un giocatore ai margini di una squadra ancora in cerca di un’identità precisa. Verrà, quasi sicuramente, sacrificato a Gennaio e forse non sarà né colpa sua né di Conte. Semplicemente l’Inter è fatta così.

Giusto per dare un’idea delle capacità del talento danese ricordiamo i suoi numeri nella stagione 2018/2019, in un campionato molto più competitivo e fisico rispetto alla Serie A. 35 presenze in Premier con 12 assist e 8 goal. 12 presenze in Champions con 4 assist e 2 goal. Totale di 16 assist e 10 goal in 47 presenze. Un’arma micidiale attorno a cui girava una delle migliori squadre d’Europa. Ora sul fondo della panchina costretto a giocare i minuti di recupero di partite già vinte. Addio pure a te, caro Eriksen.

Porta la tua qualità altrove…

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