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La guerra di nervi del guerriero scelto Vidal

18 Settembre 2020
La guerra di nervi del guerriero scelto Vidal

 

Nelle espressioni antiche che lo coinvolgono da vicino, specie nei testi in gallese, lo storico personaggio di Artù, non viene quasi mai definito re ma sempre dux bellorum, condottiero delle guerre. Anche Arturo più famoso dei nostri giorni, Vidal, di guerre ne ha vissute parecchie. Quando aveva solo cinque anni, ecco la prima: il padre, Erasmo, lascia la madre Jaqueline con lui ed altri cinque fratelli (tre maschi e tre femmine) da tirare su. Lui viene su tra il pallone e il Colo Colo, di cui è sempre stato un caliente tifoso.

Fa così bene che Rudi Voller lo vuole portare in Germania. Per molti lasciare il Cile per la Germania può apparire un viaggio freddo, tedioso, ma non per lui: nella città delle Aspirine, Vidal risulta essere il vero farmaco per quella squadra: ecco un’altra guerra vinta. Durante una gara tra il Bayer e la Juve, questa volta, il suo calcio tutto eroico furore, che non risparmia nemmeno un brandello di sudore, fa innamorare Paratici: così il viaggio di Arturo continua nella Torino bianconera. “ Vidal è un guerriero, se dovessi andare in guerra, me lo porterei sempre”. Ebbe a dire di lui Gigi Buffon, all’indomani della conquista dello scudetto bianconero del 2015.

Si, uno che con la guerra non solo ha imparato a conviverci ma in essa si esalta e tira fuori il meglio di sé. Nelle ultime ore ne sta vivendo una particolare: non in mezzo al campo nel club, nemmeno da cane sciolto nella sua roja, che ha spesso nobilitato del suo dinamismo mai irruento ma sempre molto tecnico, ma una guerra di nervi, di attese. Con quella voglia matta di Inter, che in attesa di trovare la fumata bianca, pardon nerazzurra, lo ha portato, nelle scorse ore, ad allenarsi da solo per le ramblas di Barcellona. Come a dire: nessun cavillo burocratico potrà fermare il passaggio alla mia prossima legione. La sua nuova guerra, si prepara a giocarla con la casacca dell’Inter addosso. Già, quante ne ha combattute King Arthur, anzi, no, come il suo omonimo leggendario, più che re, condottiero di guerre.

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