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Il giorno dei giorni

18 Aprile 2021
Il giorno dei giorni

Nel 2005 l’interista Ligabue cantava: “Soffia su questo tempo, tienilo acceso sempre tu che puoi, che andiamo verso il giorno dei giorni. Senza più limiti. Il giorno dei giorni, fino a quel giorno voi non svegliateci”. In quello stesso anno l’Inter poneva le basi per il ciclo di vittorie morattiano, che vide la conquista di ben 15 trofei in 7 stagioni.

C’è una grande analogia tra quell’Inter lì e quella odierna. Oggi infatti Antonio Conte, come Roberto Mancini allora, sta ridando credibilità all’Inter e la sta conducendo nuovamente alla vittoria. C’è però anche una grande differenza tra le due situazioni: ad inizio millennio la Beneamata era reduce da sei anni senza trofei (ultima vittoria la Coppa Uefa del ’98) ma comunque lottava spesso per il vertice. Nel 2019, invece, Conte ha ereditato una squadra arrivata quarta all’ultimo secondo nei due anni precedenti e che non alzava al cielo un trofeo dal 2011. In più, last but non the least, doveva fronteggiare una Juventus che stava cannibalizzando il campionato italiano.

Il primo anno nerazzurro del tecnico ex Chelsea dal sangue bianconero è stato il fiore all’occhiello dei numerosi detrattori che ripetevano il seguente mantra: non basta Antonio Conte per tornare a far vincere l’Inter. Gli stessi che dopo la sconfitta in finale di Europa League già pregustavano un suo esonero per ribadire l’ennesimo “FALLIMENTO INTER” a caratteri cubitali sulle prime pagine dei loro quotidiani. Ed invece, a “Villa Bellini”, ci fu il famoso patto di ferro che ha posto le basi per far arrivare l’Inter dove è adesso. In una situazione di classifica che neanche il più ottimista dei tifosi nerazzurri si sarebbe immaginato. In due anni si è passati dal -21 dalla Juventus (38a giornata stagione 2018/2019) al +12 odierno. Il che vuol dire la bellezza di 33 punti mangiati ai bianconeri in due stagioni. Che il gap si sarebbe assottigliato era prevedibile, vuoi per la crescita dell’Inter e per il calo fisiologico della Juventus.

Ciò che non era prevedibile era che l’Inter avrebbe addirittura azzerato il gap in così poco tempo, con in mezzo le difficoltà societarie post pandemia. Difficoltà che, nell’estate del 2020, non hanno permesso a Marotta ed Ausilio di condurre il mercato prefissato, fermandosi al solo Hakimi più qualche parametro zero. L’inizio di stagione aveva confermato la tesi dei detrattori, con l’eliminazione dalla Champions League in dicembre che sembrava la pietra tombale sui sogni di gloria nerazzurri. Nessuno, inoltre, aveva avuto la premura di ricordare che l’Inter aveva concluso la stagione venti giorni dopo di tutte le altre squadre di Serie A e che non aveva fatto praticamente la preparazione. Qui però si è visto tutto l’Antonio Conte di cui aveva bisogno l’Inter e anche i più testardi hanno iniziato a capire il motivo per cui Steven Zhang lo aveva voluto fortemente a Milano.

Il resto lo dicono i risultati. 11 vittorie di fila non vengono per caso, come qualcuno ancora vuole far credere. Ora va di moda parlare di bel gioco. Sì, soprattutto parlano di bel gioco coloro che sparavano a zero sull’Inter ricordando il digiuno decennale da trofei. Ora più che mai bisogna fare quadrato, squadra e tifosi, per far sì che i detrattori continuino a spiegare. Perchè, in quel caso, vorrà dire che l’Inter è tornata a vincere. Il “giorno dei giorni” non si sa quando arriverà, mancano ancora 13 punti ad oggi. Però questa giornata è fondamentale perchè l’Inter vorrà dimostrare di saper vincere anche i big match (semmai ce ne fosse ancora bisogno dopo aver dominato Juventus, Lazio e Milan). La certezza è che questa Inter è “senza più limiti” e quindi “fino a quel giorno voi non svegliateci”.

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