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Shakhtar Donetsk-Inter: l’analisi tattica della redazione

28 Ottobre 2020
Shakhtar Donetsk-Inter: l’analisi tattica della redazione

Altro giro, altra corsa, altro pareggio. Shakhtar Donetsk-Inter non va oltre lo 0-0 in casa degli ucraini. Copione della partita identico dal 1 al 93esimo minuto in questo strano girone di Champions League. La squadra di Conte sbatte contro il muro eretto dagli uomini di Luis Castro e vede complicarsi terribilmente la strada verso la fase ad eliminazione diretta. Nell’Inter l’unica vera luce è sempre Nicolò Barella, che al netto di qualche errore dovuto ad un eccesso di foga agonistica è il migliore. Passaggio a vuoto per Lukaku, preoccupa l’involuzione di Lautaro Martinez. 

Così non ci siamo proprio. L’Inter non riesce a cambiare marcia nella notte di Kiev. Complice il pullman eretto davanti alla porta dello Shakhtar, gli uomini di Conte si dimostrano padroni assoluti del campo ma incapaci di concretizzare la mole di gioco prodotta. E ora all’orizzonte ora si prospettano due sfide di fuoco contro il Real Madrid di Zinedine Zidane. Se è vero che le “merengue” lasceranno molti più spazi rispetto allo Shakhtar Donetsk, la loro potenza offensiva preoccupa non poco, soprattutto nella “Loro” competizione. La classifica recita Shakhtar a quota 4 punti, Inter e Borussia a 2 e Real Madrid a 1. Vista la partenza di Benzema e compagni, le prime due sfide europee dell’Inter suonano tanto come grandissima occasione mancata.

Inter messa in campo con il solito 3-4-1-2 con Young e il rientrante Bastoni uniche variazioni. Difesa sempre solida e compatta con il trio D’Ambrosio, De Vrij, Bastoni che corre pochissimi rischi per tutto il match. L’assenza, nelle file degli ucraini, di un vero e proprio riferimento centrale facilita il compito soprattutto dell’olandese, sempre sicuro ed elegante e mai veramente in difficoltà. Bastoni, ancora fuori condizione, è autore della solita prova concreta in difesa anche se si perde qualche inserimento, uno dei quali gli costa il giallo. Non da il meglio di se in impostazione, con qualche palla sprecata che poteva essere gestita meglio. Ha avuto giornate migliori

Per tutta la prima parte di gara l’Inter è molto propositiva, fa girare velocemente la palla e crea una mole di gioco impressionate. La catena di destra è una delle chiavi tattiche che potrebbe portare a soddisfazioni nel corso della stagione. Sia D’Ambrosio che Hakimi sono giocatori che spingono molto e non temono l’1 contro 1. Spesso il difensore ex Torino sale in avanti permettendo al marocchino di tagliare al centro creando superiorità numerica. Mossa da riproporre in occasioni più fortunate, vista anche la scarsa precisioni di Hakimi sui cross.

Dall’altra parte, invece, così così Ashley Young. Nel primo tempo ci prova e spinge, ma senza pungere veramente gli avversari. Non giocava da tempo, errore di Conte non sostituirlo visto il calo nella ripresa che rischiava di costare molto caro.

Ogni volta che proviamo a commentare Brozovic ci viene un po’ da sorridere per il giocatore che è. In questa partita ritornato al centro del gioco nerazzurro, gli riescono meglio le giocate da fenomeno che quelle più elementari. Bellissimo il lancio a pescare Lautaro Martinez nel primo tempo, è penalizzato un po dalla strettezza del centrocampo di Castro. Dai suoi piedi parte anche il tiro dal limite poi sprecato malamente sempre dal Toro nel secondo tempo. Se è vero che la maggior parte dei giocatori nerazzurri in campo non raggiunge la sufficienza, lui non fa molto per distinguersi. Malissimo le parole rivolte ai tifosi.

Su Barella c’è poco da commentare. Un leone indomabile in mezzo al campo, è il prototipo del centrocampista di Antonio Conte. Corre per 3, si inserisce come un fulmine e ci prova tanto. Solo la traversa su tiro al volo stupendo di esterno collo gli nega la gioia di un gol che avrebbe ampiamente meritato. Partita a due volti quella di Vidal. Preziosissimo in interdizione, dove recupera una marea di palloni, da la sensazione di essere costantemente troppo lontano dalla porta avversaria. Quando si avvicina però è sempre pericoloso, come quando manda in porta Lukaku al 16′, azione che porta alla traversa di Barella. Suo anche l’angolo per il quasi-gol sempre di Lukaku, recupera anche la palla che porta al gol sprecato da Lautaro. Fa male vederlo giocare da mediano. 

Capitolo attaccanti. Questa volta sono entrambi incapaci di concretizzare ciò che viene creato. Lukaku sicuramente il più pericoloso dei due, la sua fisicità è sempre un fattore nel gioco nerazzurro. Ad inizio gara supera Khocholava di forza e velocità di esecuzione ma non riesce a buttarla dentro. Si fa vedere anche con una sassata su punizione che colpisce la traversa dopo un intervento di Trubin degno del miglior Buffon. Il resto della gara non è sicuramente da ricordare, nonostante rimanga probabilmente il migliore assieme a Barella.

A vederla in modo oggettivo, poi, la prova di Lautaro Martinez non è così diversa da quella del belga. Anche lui incide poco, anche lui servito male, ma i due errori giganteschi gli valgono inevitabilmente il 4 e mezzo in pagella. Sul lancio di Brozovic nel primo tempo supera abilmente il portiere in corsa ma poi la calcia fuori forse per eccesso di foga, anche se la porta era coperta bene. Imperdonabile, da matita rossa l’errore a porta vuota nel secondo tempo. Superfluo commentare oltre, questo gol sbagliato è lo specchio perfetto del suo periodo di forma. Male Male!

Ci troviamo qui, purtroppo, a commentare un altro dei leitmotiv della gestione Conte: i cambi. 

Perisic al 72′, Eriksen al 79′, Darmian all’80’, Pinamonti all’85’. In una partita del genere, bloccata dalla difesa a oltranza degli avversari, si poteva fare qualcosa prima. E meglio. Lasciare in campo Young fino alla fine è stato un errore che per poco non si è pagato. Solo Perisic ha avuto il tempo di provare qualcosa, ma non abbastanza per incidere. Quest’anno i cambi sono un fattore fondamentale, che può determinare la vittoria o la sconfitta molto più che nelle stagioni precedenti. Occorre sfruttarli di più, e meglio.

La squadra di Luis Castro si schiera con un 4-2-3-1 dall’atteggiamento “difensivista tipico della mentalità italiana”, per citare il grande Arrigo Sacchi.

Trubin il migliore in campo dei suoi, il quale respinge ogni conclusione nerazzurra e vola sulla punizione di Lukaku. In generale male tutta la squadra, con davvero poche eccezioni. Dodò forse è l’unico a prendersi la responsabilità di qualche scorribanda offensiva, ma alla fine è davvero poca cosa. La partita in fondo era stata preparata cosi. Difesa alta e maglie strettissime per neutralizzare una squadra qualitativamente molto superiore. Lo Shakhtar ha il merito, tuttavia, di aver portato l’Inter a giocare la partita che voleva. Ha giocato per portare a casa il punto, e lo ha ottenuto.

Ora la faccenda si fa complicata. Le due partite contro il Real Madrid saranno più che mai fondamentali per il proseguo della stagione nerazzurra e non sono, almeno ascoltando le parole dell’AD Marotta.

Urge un cambio di marcia, e anche subito. Barella e Lukaku non possono bastare ad una squadra che ha tutti i mezzi per vincere. Serve ritrovare il vero Lautaro Martinez, ombra del giocatore che fu nella prima parte della scorsa stagione. Occorre che Brozovic entri in campo concentrato al 100%. In attesa di riavere i giocatori che attualmente sono out, bisogna dare tutto quello che si ha.

Tradizionalmente, le squadre di Conte, quando non giocano ad un’intensità del 110% non rendono. E ad oggi, causa la mancanza di preparazione fisica e i volti nuovi che pian piano si inseriscono nella squadra, l’intensità è ben lontana dagli standard richiesti.

Shakhtar Donetsk-Inter deve servire però da svolta, da scossa per una stagione ancora troppa lunga per essere pessimisti.

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