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Inter, tutti i motivi della disfatta europea

10 Dicembre 2020
Inter, tutti i motivi della disfatta europea

Lo 0-0 con lo Shaktar Donetsk ha certificato l’eliminazione dell’Inter dai gironi della Champions League per il terzo anno di fila. Questa volta con l’aggravante di essere finiti ultimi nel girone, cosa che non era mai accaduta nella storia dell’Inter. Un girone nato male e proseguito peggio. L’illusoria vittoria di Mönchengladbach lasciava pensare ai tifosi nerazzurri un finale diverso rispetto a quello delle ultime due stagioni. E invece no, stesso film per il terzo anno di fila. Andiamo a vedere quali sono stati i principali motivi di questa clamorosa debacle.

TROPPA QUANTITÀ, POCA QUALITÀ

Quello che salta subito all’occhio, nel percorso europeo dell’Inter, è il dato sulle vittorie. Su 6 partite è arrivato un solo successo. Tralasciando le due sconfitte col Real Madrid ed il pareggio alla prima in casa, un 75% della qualificazione è stato gettato al vento con i due 0-0 contro lo Shaktar Donetsk. Una squadra che tra andata e ritorno ha fatto solo una cosa, ovvero difendersi ad oltranza cercando lo 0-0 (nonostante con una vittoria ieri avrebbero vinto il girone). Ed è qui che vengono a galla tutti i difetti dell’Inter “operaia”. Una squadra che si trova clamorosamente in imbarazzo quando deve scardinare avversari che si arroccano in difesa. Ieri sera Luis Castro si è messo tatticamente a specchio rispetto all’Inter e Antonio Conte non è riuscito a trovare il famoso “PIANO B” per aggirare la difesa ucraina. Christian Eriksen andava inserito all’inizio del secondo tempo, se non addirittura titolare. Così come ha poco senso la scelta di rimanere a 3 in difesa dovendo marcare 1 solo attaccante avversario (errore ripetuto più volte quest’anno). In una partita in cui pareggiare o perdere aveva lo stesso valore, bisognava osare di più. Specialmente di fronte ad un avversario che pensava solo alla fase difensiva. Ci voleva più coraggio, ricordate i cambi di Mourinho a Kiev?…purtroppo quella è un’altra storia.

SCELTE TATTICHE DISCUTIBILI

Ricollegandoci al discorso fatto sopra, alcune scelte tattiche sono state molto discutibili. Ad esempio a Madrid, dopo aver acciuffato il 2-2, si è continuato ad attaccare cercando la vittoria, quando forse sarebbe stato meglio difendere il pareggio e non esporsi ai contropiedi dei blancos (fatale quello di Vinicius e Rodrygo che ha portato al 3-2). L’unica partita interpretata bene tatticamente è stata quella in Germania. In una competizione come la Champions League, piena di qualità, non si può essere monotematici. Come detto in precedenza, si doveva provare qualcosa di diverso specialmente nelle due partite contro lo Shaktar Donetsk. Non basta inserire Eriksen all’84’ e sperare che diventi l’uomo della provvidenza in cinque minuti.

CARENZA DI PERSONALITÀ DELLA ROSA

Dopo aver analizzato le mancanze dal lato dell’allenatore, bisogna soffermarsi ora sulle colpe dei giocatori. Giocatori poco abituati a certi palcoscenici, che non hanno saputo reggere la pressione di dover vincere a tutti i costi. La fotografia di questa eliminazione è il colpo di testa di Sanchez, a botta sicura, “parato” da Lukaku. L’uomo che doveva portare esperienza internazionale, Arturo Vidal, ha disputato una Champions League horror. Suoi gli errori sui due goal a San Siro del Borussia Möncehngladbach e soprattutto sua l’ingenuità che ha compromesso prematuramente la partita casalinga col Real Madrid. Da uno come lui ci si aspettava che avesse fatto la differenza in positivo, di certo non così in negativo. Tornando alla rosa nel complesso, la costante della gestione Conte è che non si sia mai vinta una partita decisiva, nè l’anno scorso (Barcellona, Lazio, Juventus, Siviglia) nè quest’anno (Milan, Shaktar Donetsk). Ormai sono molti gli indizi che provano la poca personalità di questa squadra. Per giocare nell’Inter e di conseguenza lottare per grandi traguardi, bisogna saper reggere le forti pressioni. Bisognerà cambiare atteggiamento in fretta perchè in campionato, andando avanti, bisognerà giocoforza passare da partite decisive se si vorrà raggiungere il primo posto.

Quindi, quello che bisogna fare ora, è rimboccarsi le maniche e lavorare. Basta con i proclami ad effetto e le interviste autocelebrative. Bisogna dimostrare sul campo di essere dei top player, alla fine è soltanto lui che parla ed emette i verdetti. L’Inter e i suoi tifosi non possono più aspettare, bisogna ritornare dalla parte dei vincitori. Perchè “Chi vince festeggia e chi perde spiega”. E i tifosi dell’Inter, dopo 9 anni che spiegano, vorrebbero tornare a festeggiare.

 

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