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Inter-Shakhtar Donetsk: l’analisi tattica della redazione

10 Dicembre 2020
Inter-Shakhtar Donetsk: l’analisi tattica della redazione

Una campagna europea fallimentare. Questa la sintesi delle sei partite del girone giocate dai nerazzurri. Inter-Shakhtar Donetsk finisce 0-0 e condanna di uomini di Antonio Conte ad una stagione senza coppe europee. Si perchè l’Inter rimane fuori dagli ottavi di finale di Champions League per il terzo anno consecutivo avendo sempre avuto un match Point in casa, ma stavolta fa anche peggio arrivando ultima nel girone. Francamente, con 1 vittoria su 6 gare, è stato giusto cosi. Male Lukaku che stecca proprio quando doveva essere la sua serata, male Brozovic lentissimo ad impostare. Gli ucraini giocano una partita strana, costantemente di difesa e ripartenza. Inter fuori da tutto, che serva da lezione.

Si temeva il famigerato biscotto, invece il Real Madrid ci ha messo pochi minuti a regolare il Borussia Mönchengladbach con una doppietta di una fantastico Benzema. Mentre l’Inter, che doveva solo vincere fregandosene del risultato dell’altra partita, non è riuscita a produrre un gol tra andata e ritorno contro lo Shakhtar Donetsk. Lo stesso Shakhtar Donetsk che, sullo stesso campo solamente 4 mesi fa, era stato asfaltato 5-0 nelle semifinali di Europa League. Qualcosa di davvero inspiegabile. E ora siamo qui a provare a fare una sorta di analisi tattica di una partita che, di tattica, ha avuto ben poco. L’Inter ha spinto e ci ha provato in modo davvero disordinato, lo Shakhtar si è coperto ma senza mai davvero subire le scorribande nerazzurre.

L’Inter si schiera con il classico 3-5-2. Difesa titolare Skriniar-De Vrij-Bastoni, Barella recuperato in extremis sul centro destra e la coppia Lautaro-Lukaku davanti. La tattica però in questo match è centrata davvero poco. Lo Shakhtar non ha fatto praticamente nulla in fase offensiva, tanto che tutti i difensori dell’Inter si sono guadagnati voti abbastanza alti in pagella, così come Handanovic, impegnato solamente un paio di volte nel corso di tutta la gara. Vista la pochezza offensiva degli avversari, le cose più degne di nota dei 3 dietro le compie Skriniar in attacco. Spesso, soprattutto nel primo tempo, cerca di avanzare nella metà campo per impostare qualche azione, con lanci alti sulla destra a cercare Barella o Lukaku. 

L’impegno di tutti è evidente, ma in alcune partite proprio non si gira. Oggi è successo a Brozovic, molto volenteroso in mezzo al campo ma dai ritmi troppo bassi, non è in grado di aumentare la velocità di gioco quando necessario e si adegua alla partita degli avversari. Come lui anche Gagliardini, un deciso passo indietro rispetto alle prestazioni dell’ultimo mese.

L’unico che veramente azzecca la partita è il solito Barella. Recuperato a pochi minuti dall’inizio del match, con i suoi inserimenti sul centro destra ci prova ed è il più dinamico nell’approfittare della passività degli ucraini. Volenteroso, non molla mai: lo trovi sulla trequarti e un attimo dopo nella sua area a difendere.

Se vogliamo trovare una piccola nota positiva è la p prestazione difensiva di Hakimi, che dimostra di aver assimilato finalmente i movimenti in copertura richiesti da Conte. Ci prova anche davanti ma davvero non è stata partita per nessuno. Stesso discorso vale per l’altro esterno, Ashley Young, troppo timido e impreciso sulla sinistra dove non riesce mai a sfondare.

E stavolta neanche i cambi hanno aiutato granché, nonostante un buon ingresso di Sanchez (per Gagliardini) che consente ai nerazzurri di schierarsi con 3 punte, cosa inedita per Conte. Il cileno entra a 20′ dalla fine e ci prova come un matto, colpisce di testa (l’occasione più pericolosa del secondo tempo), si inserisce ma in questa occasione la palla non sarebbe entrata neanche se ci avessero provato con le mani. Capita.

Non altrettanto buono l’ingresso di Ivan Perisic (per Young). Come Sanchez entra a 20′ dal termine ma in modo davvero molle. Nel momento più importante della partita, con la sua freschezza ed esplosività avrebbe dovuto spaccare in due la difesa ucraina, invece non combina nulla. Mai in campo.

Stesso discorso vale per gli attaccanti. La partita di Lautaro Martinez finisce praticamente dopo il colo di testa che finisce tra le braccia di Trubin al 41′. Prima di questo, una clamorosa traversa colpita al 7′ su velo di Lukaku che grida ancora vendetta. Dopo di questo, il nulla. Ma oggi la grande delusione è stata Romelu Lukaku. A inizio ripresa incorna sotto la traversa ma Trubin gli nega la gioia del gol con un gran riflesso. Spesso anticipato spalle alla porta, non riesce a liberare la sua potenza in campo aperto e neanche a dialogare bene con i compagni. La pallonata in faccia con cui devia il colpo di testa a botta sicura di Sanchez è la rappresentazione perfetta della stagione nerazzurra.

Dal canto suo, lo Shakhtar Donetsk gioca una delle partite più strane mai viste. Davanti all’Inter nel girone e ancora in corsa per qualificarsi agli ottavi, gioca una partita di attesa nella propria metà campo senza mai dare l’impressione di voler affrontare il match a viso aperto. Forse questa mossa ha mandato all’aria la tattica nerazzurra, che a ragion veduta poteva aspettarsi una squadra più aggressiva e determinata in zona gol. Invece, i nerazzurri si vedono costretti a fare una partita di assedio, cosa che non è sicuramente nelle sue corde.

Schierato in campo con il solito 4-2-3-1, lo Shakhtar attende dietro e riparte velocemente un paio di volte. Al 64′ minuto l’occasione più pericolosa degli ucraini, con un tiro a giro da fuori area di Tete deviato da Handanovic.

Qualunque sia stata la partita, comunque, non riuscire a segnare un gol in due partite a questa strada è francamente desolante. Di tattica in questa occasione ne abbiamo vista poca, con un Inter davvero disorganizzata, poco compatta, ma anche sfortunata. Con un assedio finale di quel genere, 9 partite su 10 la palla alla fine entra in qualche modo. Il migliore in campo è stato il portiere dello Shakhtar Trubin, che ha beccato francamente la partita della vita.

Inter-Shakhtar Donetsk finisce 0-0 è condanna i nerazzurri ad una stagione di transizione, senza coppe europee e con la tifoseria in rivolta. Ci sarà da lavorare, e tanto, se si vuole salvare una stagione già compromessa a dicembre. 

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