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Inter, il pagellone della stagione 2020/2021

25 Maggio 2021
Inter, il pagellone della stagione 2020/2021

Come in ogni fine stagione che si rispetti, in casa Inter è tempo di bilanci. La stagione è stata sicuramente una di quelle da ricordare in futuro, nonostante la falsa partenza lasciasse pensare alla decima stagione consecutiva senza trofei. Ed invece i 91 punti conquistati in Serie A hanno regalato all’Inter il trofeo numero 40 della sua gloriosa storia, il primo dopo la Coppa Italia vinta nel 2011. Andiamo a vedere le pagelle dell’intera rosa.

PORTIERI

Handanovic 6: non è più quello di una volta e lo si vede chiaramente. Le quasi 37 primavere iniziano a farsi sentire, eppure lui nelle partite importanti risponde presente (Napoli, Milan). Questo scudetto è soprattutto suo per non aver mollato nei momenti più difficili ed essere rimasto anche quando la cosa più semplice sarebbe stata andare via. Ha alzato lo scudetto con i guantoni come a dire: “Inter, ti ho protetto per 9 anni e ora finalmente ti ho portato il tanto atteso scudetto”.

Radu SV: poche occasioni per mettersi in mostra, solo qualche scampolo di partita a scudetto acquisito. Forse verrà mandato ancora in prestito per avere una chance come titolare.

Padelli 7: il voto, più che alla stagione, è per l’attaccamento alla maglia dimostrato in questi quattro anni. La sua commozione dopo la conquista dello scudetto, testimoniata da un video su Instagram, è la stessa di tutti gli interisti. Tornerà ad Udine a fine stagione.

DIFENSORI

Skriniar 8: semplicemente “The Wall”. Dopo una stagione sottotono, si cala nei meccanismi della difesa a 3 e diventa un autentico baluardo. Tra gli interventi iconici della stagione impossibile non citare le chiusure su Correa e Boga. Si riscopre anche decisivo in zona goal (dopo due stagioni a secco) segnando tre reti tutte decisive. Non è un caso che la difesa ballerina della prima parte di stagione fosse priva di lui, assente causa Covid. E pensare che ad inizio anno c’era chi non si sarebbe strappato i capelli nel vederlo al Tottenham in cambio di Ndombelè.

De Vrij 8: esempio lampante della crescita dell’Inter in questi anni. Uno come lui sposta davvero gli equilibri (sul campo e non a parole). Eleganza pura la sua, Conte gli ha cucito un ruolo perfetto come centrale della retroguardia a 3. Dà sicurezza a tutto il reparto e la crescita dei suoi compagni di reparto è in parte anche merito suo.

Bastoni 8,5: mezzo voto in più rispetto ai suoi compagni di reparto per la carta d’identità, che dice 13 aprile 1999 alla voce “data di nascita”. Arrivato in sordina, ora piace persino a Pep Guardiola che farebbe follie per portarlo al Manchester City. Sempre concentrato in fase difensiva e di aiuto anche alla fase offensiva, dove diventa un terzino aggiunto. Ha un grande avvenire, non bisogna lasciarselo scappare.

D’Ambrosio 7: anche lui mezzo voto in più per i due goal segnati nei momenti chiave della stagione (Fiorentina e Cagliari). Si dimostra il solito jolly ed è importantissimo per la sua duttilità tattica. Anche lui, come Handanovic, vince lo scudetto dopo tanti anni bui nei quali ci ha messo sempre la faccia. Non si sa se rinnoverà, ma i cori personalizzati dei tifosi alla festa scudetto la dicono lunga sulla sua considerazione da parte di tutto l’ambiente nerazzurro.

Ranocchia 7: discorso simile a quello fatto per D’Ambrosio. Dopo anni di fischi (a volte anche eccessivi) e prestiti, “Frog” è diventato il leader silenzioso di questa squadra. Mai una parola fuori posto ma solo tanta dedizione alla causa. Quest’anno impeccabile anche quando viene schierato in campo, dimostrando che le prestazioni degli anni passati sono solo ormai un lontano ricordo. Merito di Conte (e Spalletti) se il numero 13 ha potuto alzare al cielo lo scudetto con la maglia dell’Inter, chiudendo un cerchio aperto il 29 maggio 2011 con la conquista della Coppa Italia.

Kolarov 4,5: doveva portare esperienza e qualità. Si è perso nei meandri di un ruolo non propriamente suo e nei continui problemi fisici. Nella prima parte di stagione ha diverse chance per mettersi in mostra ma da terzo di difesa non è per niente a suo agio, come dimostrano i primi 20′ del derby d’andata. L’unica cosa positiva è l’assist per Perisic nel pareggio in extremis contro il Parma, con l’eventuale sconfitta che avrebbe potuto aprire una crisi.

CENTROCAMPISTI

Brozovic 7,5: inizia male la stagione, come un po’ tutta la squadra. Dopo l’assenza causa Covid, però, sale di livello e si ritorna a vedere il Brozo che conosciamo. C’è un Inter con lui ed una senza di lui, quando è assente la squadra non gira come deve. Bravo a completarsi con Eriksen quando Conte decide di giocare con il doppio playmaker. Chi l’avrebbe mai detto, nel gennaio 2018, che tre anni dopo il croato sarebbe stato uno dei protagonisti dello scudetto?

Barella 8: il cuore e l’anima di questa Inter. Rispetto all’anno scorso migliora molto anche il suo lato caratteriale, limitando i cartellini gialli per protesta. Bravo a gestire la diffida che avrebbe fargli potuto saltare partite importanti come il derby e l’Atalanta. Lo scatto della sua stagione straordinaria è il goal del 2-0 alla Juventus. Ha tutte le carte in regola per essere il futuro capitano della squadra e per diventare il simbolo di un ciclo di vittorie che (si spera) lo scudetto abbia inaugurato.

Eriksen 7,5: finalmente si è visto, anche sotto la Madonnina, il fantasista che aveva incantato tutta Europa con la maglia del Totteham. Tra lui e Conte doveva scattare la famosa scintilla. Tutto ciò è successo nel derby di Coppa Italia e l’Inter quella sera ha messo le basi per la conquista dello scudetto. Bravo a capire che il campionato italiano è molto meno “enjoy” di quello inglese e a non tirare mai indietro la gamba. La ciliegina sulla torta della sua rinascita è il goal scudetto segnato a Crotone, poche settimane dopo la rete splenidda allo stadio “Diego Armando Maradona”.

Vidal 5,5: arrivato come “uomo di Conte” doveva far fare il salto di qualità all’Inter soprattutto sul piano della mentalità vincente. C’è riuscito solo in parte, con il goal alla Juventus e qualche buona prestazione ad inizio campionato. Per il resto sono sue molte responsabilità della prematura uscita dalla Champions League. Si arrende da marzo in poi per un problema al ginocchio. Difficilmente lo rivedremo all’Inter l’anno prossimo, a meno di un taglio importante del suo ingaggio monstre da 6,5 milioni di euro stagionali.

Gagliardini 5,5: ci mette il cuore nonostante evidenti limiti tecnici. Nella prima parte di stagione è spesso titolare risultando quasi sempre inadeguato al contesto. Nonostante questo si toglie la soddisfazione di segnare qualche goal, come quello splendido contro il Sassuolo. Il suo spazio si riduce notevolmente dopo la rinascita di Eriksen, ma è spesso utile nei minuti finali per respingere gli assalti avversari

Sensi 6: un voto che è più un incoraggiamento che un giudizio reale. Dargli l’insufficienza sarebbe forse eccessivo, dato che nelle rare volta in cui è disponibile mostra comunque tutte le sue qualità tecniche. Urge però una seria valutazione sulla sua tenuta fisica, perchè la serie di infortuni che lo sta colpendo è un qualcosa di surreale.

Vecino 6: anche per lui vale il discorso fatto per Sensi. Torna disponibile a fine gennaio dopo l’operazione al menisco a Barcellona dell’estate 2020. Trova spazio sopratutto nella parte finale, quando lo scudetto è ormai raggiunto. Si mette comunque in mostra fornendo grandi prove contro Sampdoria e Roma. Ed il goal ai giallorossi dimostra che le romane sono rimaste la sua vittima preferita.

Hakimi 8: l’impatto con il calcio italiano era stato un po’ traumatico. Devastante in fase offensiva, ha dovuto imparare i segreti di quella difensiva dal sergente di ferro Antonio Conte. A giudicare dai risultati, possiamo dire che il lavoro ha dato i suoi frutti. Lo scudetto 2020/2021 dell’Inter è nato a fine giugno 2020 quando il suo acquisto venne ufficializzato tra lo stupore generale. Ha ancora ampi margini di miglioramento, visto che ha appena 23 anni. L’Inter se lo tiene stretto e punterà su di lui anche per andare il più avanti possibile in Europa.

Darmian 7,5: lui, a differenza di Hakimi, era arrivato tra lo scetticismo di gran parte dei tifosi. Eppure è stato, più che mai, l’uomo di Conte. A suo agio su entrambe le fasce, dà un notevole contributo alla causa segnando goal importanti sia in Italia (Cagliari e Verona) che in Europa (al Borussia Monchengladbach). Non un fenomeno, ma quando serve lui c’è. E sono proprio questo tipo di giocatori a fare la differenza alla fine della fiera.

Perisic 6,5: il voto è una media tra il 5,5 della prima parte di stagione ed il 7,5 della seconda. Da seconda linea diventa il padrone della fascia sinistra, dimostrando un’abnegazione ed un attaccamento alla maglia che quasi nessuno pensava avesse. I dissapori del gennaio 2019 sono ormai lontani anni luce, “Ivan il Terribile” dopo l’anno di esilio in Germania si è ripreso l’Inter conquistando il tanto ambito scudetto. La sua storia è una dimostrazione lampante che il “lieto fine” non esiste solo nelle favole.

Young 5,5: decisamente meno incisivo rispetto alla scorsa stagione. Conte lo capisce e gli toglie il posto da titolare a discapito di Perisic. Lui accetta la decisione e si mette al servizio della squadra. Il goal contro l’Udinese è la giusta conclusione della sua avventura in nerazzurro. Quando arrivò, nel gennaio 2020, disse chiaramente: “Sono qui per vincere lo scudetto”. Non possiamo dire che non sia stato di parola.

ATTACCANTI

Lukaku 9: partiamo dalla fine. La sua commozione alla festa scudetto dimostra ampiamente che dietro un grande campione c’è un grande uomo (cosa non sempre scontata). Autentico trascinatore della squadra, con 30 goal in tutte le competizioni. Migliora il suo record di goal in Serie A (24 centri) stravincendo la sfida a distanza contro colui che si era autoproclamato (senza che nessuno ne sentisse il bisogno) “Dio di Milano”. Non ci sembra il caso di mischiare il sacro con il profano, Romelu ha voluto chiarirlo indossando una semplice corona nelle celebrazioni per lo scudetto numero 19. Alla fine è il campo a parlare (e non a cantare!).

Lautaro Martinez 8,5: il bacio allo scudetto è il riassunto perfetto della sua stagione. Ausilio ci aveva visto giusto quando, nel 2018, lo scelse tra le fila del Racing Avellaneda. Il “Toro”, dopo un periodo di apprendistato, è diventato il perfetto partner in crime di Lukaku, trascinando l’Inter ad uno strameritato scudetto. Sfortunato in campo Europeo, dove coglie due pali (contro Borussia Monchengladbach e Shaktar) che avrebbero potuto cambiare il destino dell’Inter. Nonostante questo, una stagione super la sua, come dimostra il numero di goal segnati: 19, tanti quanti gli scudetti dell’Inter.

Sanchez 7: è consapevole di non essere un titolare fisso della squadra, eppure quando entra gioca sempre con il sangue agli occhi. Rispetto agli anni passati è diventato più “uomo assist”, che sono 18 da quando veste la maglia neroazzurra. Spesso decisivo in momenti delicati (entrambe le gare col Torino e la trasferta di Parma), il suo marchio è visibile sullo scudetto. E chissà come sarebbe andata la scorsa stagione se l’infortunio alla caviglia non l’avesse messo KO per quattro mesi.

Pinamonti SV: di fatto è lui il “vice Lukaku”, ma Conte non lo prende quasi mai in considerazione. Forse era meglio mandarlo a giocare, anche se lui comunque ha ribadito più volte come questo anno gli sia servito molto per crescere. Emblematico il pianto dopo il goal alla Sampdoria. Deve essere speciale per un interista come lui, nonostante i pochi minuti in campo, vincere un trofeo con addosso i colori nerazzurri.

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