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Il problema storico dell’Inter non è nei singoli, ma nel gioco!

4 Novembre 2020
Il problema storico dell’Inter non è nei singoli, ma nel gioco!

Ennesima delusione ieri sera per l’Inter di Antonio Conte contro il Real Madrid, non solo per la sconfitta, ma per il modo in cui è arrivata. Da 2-0 riesce a pareggiare per poi farsi ancora sorpassare da un gol dei Blancos.

Non sapremo mai come sarebbe andata a finire se ci fosse stato Lukaku in campo. Nonostante la sua assenza, certo, l’Inter è riuscita a infilare due palloni in rete, ma ancora tante occasioni sprecate sottoporta. L’allenatore non ne vuole sapere di rivedere il suo modulo di gioco, a cui è tanto affezionato, soprattutto per quella difesa a tre che continua a rivelarsi un fallimento, come si evince soprattutto dal terzo gol subito. Fanno discutere anche i cambi. Conte ha sostituito il migliore in campo della sua squadra, Barella, per far spazio a Gagliardini, e Perisic per Sanchez.

La tifoseria dell’Inter è sempre più divisa tra coloro che vogliono l’esonero del tecnico e quanti ancora sono per una sua permanenza alla guida della squadra. C’è da sbizzarrirsi sui social. Presi di mira prima il tecnico e poi anche i giocatori, pure loro sul banco degli imputati per la mancanza di quella dose di cattiveria agonistica e cinismo che dovrebbe contraddistinguere dei calciatori chiamati a onorare la maglia che indossano.

Tra qualche mese si concluderà un decennio, non so se il più deludente dell’intera storia del club, ma sicuramente lo è dal dopoguerra a questa parte. Dopo il Triplete, la Supercoppa Italiana e il Mondiale per Club del 2010 e la Coppa Italia del 2011 il club della Beneamata è rimasto a digiuno di trofei fino a oggi. Tra cambi alla guida della società e il susseguirsi di ben nove allenatori (Conte è il decimo) e giocatori bene o male ad alti livelli (Cassano, Rocchi, Forlan, Zarate, Guarin, Palacio, Pazzini, Hernanes, Icardi, Eder, Candreva, Borja Valero, Godin, solo per citarne alcuni) la musica è sempre la stessa. Stesso copione dell’Inter morattiana prima del 2006.

Sembra che in casa nerazzurra la storia non abbia insegnato proprio nulla. Lo si nota anche in gran parte della tifoseria. Infatti si continua sempre a pensare che sia una questione di singoli, allenatore compreso. Ogni anno si spera che sia quello buono, ma mai una gioia. Soprattutto perché non si vede mai un gioco.

Allora forse è questo il problema dell’Inter: non i singoli, ma un’identità di gioco mai veramente consolidata nel tempo. Non può essere che improvvisamente gente come Vidal e Hakimi siano diventati scarsi da un momento all’altro e che Conte sia diventato un incapace.

Ci sarebbero tante riflessioni da fare, ma voglio chiudere con questa unica domanda: senza un gioco convincente non si rischia di trasformare giocatori di alto livello o potenziali top player in potenziali bidoni? Una cosa è certa: il calcio non è uno sport individuale, ma di squadra.

 

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