Nella disfatta di ieri sera contro il Real Madrid, abbiamo assistito all’ennesima puntata dello “strano caso di Christian Eriksen”. Il danese è entrato in campo al minuto 86 al posto di Romelu Lukaku, quando ormai i giochi erano fatti. Molti hanno giudicato questa scelta di Antonio Conte come una presa in giro e un’umiliazione verso il giocatore. Ormai la frattura tra i due è sotto gli occhi di tutti e in tutto questo ciò che ne risente maggiormente è il rendimento della squadra.

Conte-Eriksen, un rapporto mai decollato

Se pensiamo a come era stato accolto il danese a Milano e a quello che doveva rappresentare per l’Inter, non sembra vero che stiamo assistendo a tutto ciò. La situazione è arrivata ad un punto di non ritorno. Il numero 24 sembra proprio non sposarsi con l’idea di calcio del tecnico salentino. Le poche volte che Eriksen è partito titolare, non è riuscito ad incidere mostrando una certa indolenza in campo. Va detto anche che l’allenatore non ha mai dato la sensazione di puntare veramente sul giocatore, lanciandogli anche qualche frecciatina nelle varie conferenze stampa.

E’ ormai risaputo che Conte a gennaio voleva Arturo Vidal, prediligendo per il centrocampo giocatori di corsa e grinta. L’esperimento del 3-4-1-2 è miseramente fallito e ormai Eriksen è scivolato nelle gerarchie tra i panchinari fissi (il 18esimo posto nella classifica dei giocatori impiegati è la prova lampante di tutto questo). Ormai la soluzione più logica sembra essere solo una: una cessione nel mercato di gennaio. Ci sembra difficile però, a meno che non si faccia uno scambio, che l’Inter possa rivendere un giocatore demotivato e che ha giocato pochissimo almeno ai 20 milioni spesi un anno fa per acquistarlo.

La domanda che ci poniamo alla fine di questo articolo è: “E’ possibile per una squadra che ambisce a essere tra le top d’Europa giocare con soli interditori a centrocampo? Davvero questa Inter non ha bisogno di Christian Eriksen?”.